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Raggruppamento Carabinieri Biodiversità

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Riserva Naturale Val Imperina

Riserva Naturale Val Imperina

Regione

Veneto

Luogo

Rivamonte Agordino (Belluno)

Info

Codice EUAP: 0162

Anno di istituzione: 1975

Superficie (in ha) 237

Cartografia

Per visualizzare su base cartografica la superficie della Riserva, digitarne il nome in “Strumenti à Ricerca su attributi” dal Portale Cartografico Nazionale del Ministero della transizione ecologica, selezionando poi “Elenco Ufficiale Aree Protette (EUAP)”
Vai al Portale Cartografico
(attenzione: i confini ivi riportati sono in corso di revisione ed aggiornamento)

Proprietà dei terreni

demanio statale

Aree Protette Sovrapposte

ZSC IT3230083 “Dolomiti Feltrine e Bellunesi” (interamente inclusa)

Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi (Cod. UAP 0015) (interamente inclusa)

Come arrivare

La Riserva è accessibile dalla SR 203 agordina, una volta giunti nei pressi di Rivamonte Agordino.

Norme di fruizione della Riserva

Accesso libero

Attività in corso

Progetti vari in collaborazione con l’Ente Parco nazionale Dolomiti Bellunesi, tra cui BIOALP e InNAT (vedi: http://www.dolomitipark.it/it/page.php?id=1243).

Dal 1994, è in atto un ambizioso progetto di recupero complessivo del villaggio minerario.
Un fabbricato risalente al XVIII secolo, nato come magazzino a servizio delle miniere di rame, è stato trasformato in ostello per la gioventù. L’ex centralina idroelettrica, dei primi del ‘900, ospita un centro visitatori. L’allestimento è dedicato agli uomini che hanno abitato la valle e al loro lavoro. La prima sezione dell’esposizione è dedicata al minatore e agli effetti delle passate attività minerarie e metallurgiche sul paesaggio e sull’ambiente circostante, sull’aria, sull’acqua, sulla vegetazione e sulla salute umana. La seconda sezione riguarda il mestiere del seggiolaio che in molti casi integrò o sostituì quello del minatore. Sono illustrate in questo settore del Centro l’organizzazione del lavoro, gli strumenti e le tecniche di costruzione delle sedie e il caratteristico gergo che questi uomini utilizzavano soprattutto durante i loro spostamenti in Italia. Una terza parte dell’allestimento, che occupa il piano superiore dell’edificio, illustra la figura leggendaria dell’Om selvarech, protagonista di un rito primaverile propiziatorio ed eroe culturale che rivela agli uomini alcuni importanti segreti legati alla lavorazione del latte. Nel progetto di recupero dell’ex centro minerario si è prevista la riapertura delle gallerie, che completerebbe così il recupero di un centro di archeologia industriale unico in Europa.

La struttura risulta inagibile a causa dei danni provocati dal maltempo di fine ottobre 2018.

Breve descrizione della Riserva

Il territorio della Riserva è compreso tra 540 e 1909 metri di quota. Valle Imperina è una valle dolomitica e laterale del Torrente Cordevole con lariceti, faggeti e mugheti, nota soprattutto per l’antico centro minerario che ha segnato per secoli l’economia agordina e ne ha fortemente modificato il paesaggio. Il fianco destro della Valle, più acclive, è scolpito nella formazione compatta della dolomia Principale mentre il fianco sinistro, più dolce, è modellato nelle rocce tenere del basamento metamorfico (filladi). La Riserva occupa parte del versante idrografico destro della valle omonima. Lungo il bacino orografico del torrente Imperina, faggi e abeti si innalzano su pendii molto ripidi e scoscesi; più in alto i pendii si addolciscono e le pendenze si riducono sino al 20%. Al confine della Riserva, lungo il torrente Imperina, si trovano ancora i fabbricati del centro minerario, rimasto attivo per oltre cinque secoli (dal XV al XX secolo), da cui si estraeva la pirite cuprifera. Dal minerale, attraverso un complesso processo metallurgico si otteneva alla fine del rame metallico. Alla fine dell’800, in seguito al crollo del prezzo mondiale del rame, la produzione si ritrovò in breve “fuori mercato”. Nel XX secolo la pirite estratta venne utilizzata per la produzione di acido solforico, impiegato dall’industria dei fertilizzanti chimici.

Habitat

La panoramica vegetazionale va dalle formazioni caratteristiche di climi continentali, come il bosco di larice che si estende fra i 600 e i 900 metri s.l.m., a quelle proprie dei climi nettamente oceanici, come la faggeta pura o mista a resinose, che si estende fino ai 1500 m s.l.m (91K0 Foreste illiriche di Fagus sylvatica, Aremonio-Fagion). Il passaggio fra una fitocenosi e l’altra non è generalmente mai brusco. Sopra i 1600 m domina la boscaglia a Pino mugo che occupa nel complesso circa 70 ettari di superficie (4070 Boscaglie di Pinus mugo e Rhododendron hirsutum, Mugo-Rhododendretum hirsuti). Il resto è un paesaggio dominato da una tipica vegetazione rupestre (8120 Ghiaioni calcarei e scisto-calcarei montani e alpini, Thlaspietea rotundifolii) e 8210 (Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica).

Flora

Prevalgono specie mesofile quali Acetosella (Oxalis acetosella), Mercorella bastarda (Mercurialis perennis) e Uva di Volpe (Paris quadrifolia), mentre nelle zone più aride è facile trovare la Carice argentina (Carex alba); sono presenti anche Campanula di Moretti (Campanula morettiana), Scarpetta di Venere (Cypripedium calceolus). Addentrandosi nelle poche valli accessibili, si possono notare, sia sulle pareti umide e stillicidiose sia sui massi, zolle pioniere a carice sempreverde, cespi di camedrio alpino (Dryas octopetala), di soldanella del calcare (Soldanella minima), nonché endemismi locali come la primula tirolese (Primula tyrolensis) e l’aquilegia di Einsele (Aquilegia einseleana) accanto ad altre specie, come la spirea cuneata (Spiraea decumbens) ed il giglio dorato (Hemerocallis lilio-asphodelus).

Sono protette dalla Direttiva UE Habitat la Campanula di Moretti (All. IV) e la Scarpetta di Venere (All. II) 

Fauna

La Riserva presenta un’estensione troppo limitata per avere una situazione faunistica autonoma e stabile. Nonostante ciò, sono numerose le specie che frequentano l’area: il camoscio (Rupicapra rupicapra), il capriolo (Capreolus capreolus) ed il cervo (Cervus elaphus). Tra gli uccelli, oltre al gallo forcello (Lyrurus tetrix), presente con non più di una decina di esemplari, la Riserva conta il francolino di monte (Tetrastes bonasia), il gallo cedrone (Tetrao urogallus), il gallo forcello (Lyrurus tetrix) e, anche se piuttosto rare, la coturnice (Alectoris graeca) e la pernice bianca (Lagopus muta). Si registra pure la presenza di una coppia di gufi reali (Bubo bubo), della civetta (Athene noctua), dell’astore (Accipiter gentilis) e dello sparviere (Accipiter nisus). Tra i mammiferi si annoverano anche la volpe (Vulpes vulpes), il tasso (Meles meles), la martora (Martes martes), la donnola (Mustela nivalis) e l’ermellino (Mustela erminea). Molto comuni sono il ghiro (Glis glis), lo scoiattolo (Sciurus vulgaris) e la lepre comune (Lepus europaeus), mentre nelle parti alte della riserva trova un habitat ideale la lepre variabile (Lepus timidus).

La martora è protetta dalla Direttiva UE Habitat (All. V).

Sono protetti dalla Direttiva Uccelli il Gallo forcello, il Gallo cedrone, il Francolino di monte, la Coturnice, la Pernice bianca e il Gufo reale.

Normativa

Normativa vigente: DM 29/12/1975 (istituzione della Riserva), Legge n. 394/1991 (Legge quadro sulle aree protette), DM 20.04.1990 (Istituzione del Parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi.), DPR 12.07.1993 (Istituzione dell’Ente parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi), DPR 09.01.2008 Nuova perimetrazione del Parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi), DGR Veneto n. 1331 del 16.08.2017 (Approvazione delle misure di conservazione sito specifiche del SIC IT3230083),

DM 10/05/2019 (designazione ZSC IT3230083) ftp://ftp.minambiente.it/PNM/Natura2000/Materiale%20Designazione%20ZSC/Veneto/02_Formulari%20Standard/

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