Carabinieri

Raggruppamento Carabinieri Biodiversità

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Riserva Naturale Badia Prataglia

Riserva Naturale Badia Prataglia

Regione

Emilia Romagna

Luogo

Poppi (Arezzo) – Bagno di Romagna (Forlì-Cesena)

Info

Codice EUAP: 0076

Anno di istituzione: 1977

Superficie (in ha): 2419,98

Cartografia

Per visualizzare su base cartografica la superficie della Riserva, digitarne il nome in “Strumenti à Ricerca su attributi” dal Portale Cartografico Nazionale del Ministero della transizione ecologica, selezionando poi “Elenco Ufficiale Aree Protette (EUAP)”
Vai al Portale Cartografico
(attenzione: i confini ivi riportati sono in corso di revisione ed aggiornamento)

Proprietà dei terreni

Demanio Statale

Aree Protette Sovrapposte

Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna

ZSC IT4080001 Foresta di Campigna, Foresta la Lama, Monte Falco

ZSC IT4080003 Monte Gemelli, Monte Guffone

ZSC IT5180018 Foresta di Camaldoli e Badia Prataglia

ZPS IT5180004 Camaldoli, Scodella, Campigna, Badia Prataglia

ZPS IT4080001 Foresta di Campigna, Foresta la Lama, Monte Falco

ZPS IT4080003 Monte Gemelli, Monte Guffone

Come arrivare

Per chi proviene da Nord: Uscita autostrada A1-Firenze Sud, proseguire per Pontassieve, Passo

della Consuma direzione Poppi. Qui seguire le indicazioni per Badia Prataglia – 70 Km circa.

Per chi proviene da Sud: Uscita autostrada A1-Arezzo, seguire indicazioni per Bibbiena,

proseguire per Badia Prataglia – 50 Km circa.

Per chi proviene da Forlì-Cesena: Superstrada E45–Uscita “Bagno di Romagna”, proseguire per

Passo dei Mandrioli, quindi per Badia Prataglia – 80 Km circa.

 

Norme di fruizione

Fruizione libera. All’interno delle Riserve biogenetiche e in tutto il Parco nazionale sono in vigore disposizioni puntuali approvate con delibere del Consiglio del Parco che regolamentano la raccolta dei funghi e la pesca.

Esiste un percorso per diversamente abili, il “Sentiero Sonia”. Il sentiero ha il fondo inghiaiato adatto anche a passeggini e carrozzelle ed è costeggiato da una staccionata in legname che svolge la funzione di guida e appoggio. Lungo il percorso vi sono piccole aree pianeggianti adatte per la sosta e il riposo. Sono presenti pannelli esplicativi delle emergenze floro-faunistiche con descrizioni in braille per l’accesso agli ipovedenti.

 

Centri Visita/Musei

Museo Forestale “Carlo Siemoni” e Arboreto Storico “Carlo Siemoni”:

Via Nazionale 14, Badia Prataglia, 52010 (AR).

Il museo, situato nel paese di Badia Prataglia, ospita collezioni di fauna e flora tipica delle Riserve, una collezione di insetti autoctoni ed esotici ed una sala interamente dedicata agli strumenti storicamente utilizzati per i lavori forestali.

Adiacente al museo si trova l’arboreto “Carlo Siemoni”, il più antico d’Italia, realizzato nel 1848 da Karl Simon ingegnere forestale boemo che si occupò di restaurare la Foresta Casentinese per conto del Granduca Leopoldo II di Toscana. Originariamente l’arboreto aveva l’obiettivo di verificare la capacità di adattamento di alcune specie di piante esotiche alle condizioni climatiche di questo lembo di Appennino.

Oggi l’arboreto rappresenta un efficace strumento di divulgazione e di educazione ambientale.

L’arboreto e il museo sono liberamente fruibili al pubblico negli orari di apertura.

Il personale del Reparto Biodiversità di Pratovecchio organizza visite guidate in giornate ed orari dedicati e, su richiesta, per gruppi e scolaresche.

Attività in corso

  • Impatto di erbivori selvatici sulla vegetazione erbacea ed arbustiva nelle Riserve naturali casentinesi: al fine di acquisire dati relativi all’impatto del carico di erbivori nelle riserve naturali statali vengono condotti, da alcuni decenni, rilievi per stimare il consumo alimentare della produzione erbacea ed arbustiva presente in buche originatesi naturalmente per il crollo della componente arborea.
  • Life14 nat/it/000759 “WetFlyAmphibia”: progetto orientato al miglioramento dello stato di conservazione della popolazione di tre specie di anfibi di interesse UE (Bombina variegata, in declino a livello nazionale, Salamandrina terdigitata e Triturus carnifex), di due specie di farfalle di interesse UE (Euplagia quadripunctaria ed Eriogaster catax) e dei loro habitat oltre al miglioramento di altri habitat di interesse UE (6430-Bordure planiziali, montane e alpine di megaforbie idrofile) http://www.lifewetflyamphibia.eu/it/.
  • Life ESC 360: attività di monitoraggio effettuate con il coinvolgimento di volontari di età compresa tra i 18 e i 30 anni, appositamente formati, per turni di lavoro della durata di due mesi. I monitoraggi riguardano varie specie di insetti, anfibi, uccelli, mammiferi. Vengono effettuati rilievi floristici, vegetazionali e forestali e misurazioni di https://www.life360esc.eu/it/.
  • Monitoraggio del procione (Procyon lotor): monitoraggio tramite fototrappolaggio e installazione di trappole per la cattura degli individui, attività mirata all’eradicazione della specie
  • Monitoraggio dei mammiferi tramite fototrappolaggio, in collaborazione con il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi e l’Università degli Studi di Firenze.
  • Monitoraggio nazionale del lupo (Canis lupus).
  • Monitoraggio dell’aquila reale (Aquila chrysaetos).

Breve descrizione della Riserva

La Riserva si estende per circa 2.420 ettari lungo il tratto del crinale tosco-romagnolo che va dalla Cima del Termine (nei pressi del Passo dei Mandrioli) fino a Giogo Secchieta e al Passo del Porcareccio, con quote massime che vanno dai 1448 m s.l.m. di Poggio allo Spillo ai 700 m s.l.m. della Lama. La Riserva si compone di due importanti complessi forestali: uno sul versante toscano “Foresta di Fiume d’Isola” e uno sul versante romagnolo “Foresta della Lama”. La formazione geologica prevalente è costituita sul versante toscano dall’arenaria del periodo Oligocene-Miocene inferiore (Macigno), con alternanza di strati compatti e strati di scisti limoso argillosi molto friabili. L’arenaria ha dato origine a rilievi con forme relativamente dolci. Nel versante romagnolo la roccia prevalente è quella marnoso-arenacea (facies romagnola) risalente al Miocene medio caratterizzata da un’alternanza di arenaria con scisti marnosi. L’erosione, che ha inciso più facilmente e profondamente sulle marne, ha determinato forme acute dei rilievi con valli talvolta strette e profonde e versanti molto ripidi. La rete idrografica è costituita da numerosi torrenti, molti perenni, alcuni dei quali si originano in vicinanza del crinale. Il regime dei corsi d’acqua è variabile e dipende quasi esclusivamente da quello pluviometrico. Il suolo è costituito da terre brune, molto favorevoli allo sviluppo del bosco.

Habitat

Nella Riserva sono presenti i seguenti habitat tutelati dalla Direttiva UE Habitat:

6210* Pascoli xerofitici di Festuco-Brometalia. Discretamente distribuito all’interno della Riserva, individua due diverse tipologie di ambienti, le praterie semiaride del Mesobromion e le praterie molto aride dello Xerobromion. Le prime individuano formazioni prative chiuse su suoli relativamente profondi, mentre le seconde formazioni prative aperte discontinue sui tratti ripidi degli affioramenti marnoso-arenacei. L’habitat si trova comunemente associato al 6510 “Praterie magre da fieno a bassa altitudine con Alopecurus pratensis e Sanguisorba officinalis“.

6230* Formazioni erbose a Nardus. Presente unicamente sulla zona di crinale, localizzato a margine o all’interno delle faggete di quota e al margine delle brughiere a mirtillo nero. Si tratta di un complesso di vegetazione che comprende praterie a festuche (Festuca nigrescens, F. violacea subsp. puccinellii, F. rubra) e nardo (Nardus stricta), riferibili all’associazione Carlino caulescentis-Nardetum strictae oltre ad altre comunità vegetali, tra cui brughiere a mirtillo piuttosto aperte, da considerarsi piuttosto che vere e proprie brughiere, stadi a mirtillo del Carlino caulescentis-Nardetum. Pochissime le specie indicatrici dell’habitat che sono state ritrovate nei siti di rilevamento, ovvero Nardus stricta e Veronica officinalis. L’habitat tende ad associarsi con il 4060 “Lande alpine e subalpine” e 6520 “Praterie montane da fieno”.

6410 Praterie con Molinia su terreni calcarei, torbosi o argilloso-limosi (Molinion caeruleae). L’habitat è rappresentato nella Riserva esclusivamente in un’area localizzata sul crinale appenninico nei pressi del Passo del Porcareccio. Qui si riscontra infatti un’ambiente aperta prativo di crinale, caratterizzato da umidità persistente che influenza le comunità vegetali.

6510 Praterie magre da fieno a bassa altitudine. Sufficientemente diffuso, si localizza tra l’orizzonte sub-montano e quello collinare fino agli 800 – 1000 m s.l.m., concentrandosi maggiormente nel versante toscano. Specie indicatrici: Arrhenatherum elatius dominante, Lolium perenne, Dactylis glomerata, Agropyron repens, Trisetum flavepscens, Festuca pratensie, Holcus lanatus, Anthoxanthum odoratum, Alopecurus pratensis, Phleum pratense, Poa pratensis, Leucanthemum vulgare, Leontodon nudicaulis, Tragopogon pratensis, Daucus carota e altre. Lo si può trovare associato al 6210* Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuca Brometalia).

6520 Praterie montane da fieno. Presenza limitata all’interno della Riserva, si colloca oltre gli 800–1000 metri nella fascia della faggeta su litotipi di diversa natura, con suolo profondo e sufficientemente fertile. Prati falciati mesofili, ricchi di specie delle fasce montane e subalpine (per lo più sopra 600 m) usualmente dominate da Trisetum flavescens e con Heracleum sphondylium, Polygonum bistorta, Geranium sylvaticum, Silene dioica, Crocus vernus, Geum montanum, Festuca rubra.

8230 Rocce silicee con vegetazione pioniera di Sedo-Scleranthion o di Sedo albi-Veronicion dillenii. L’habitat, estremamente limitato, individua unicamente situazioni puntiformi. Specie indicatrici sono: Sedum sp. pl.: Sedum album, S. sexangulare, S. rupestre, S. dasyphyllum, S. monregalense, a cui possono accompagnarsi Dianthus sylvestris, Rumex acetosella, Trifolium arvense. A causa dell’aridità stazionale, questa vegetazione aperta è caratterizzata dalla presenza di muschi, licheni e Crassulaceae.

9130 Faggete dell’Asperulo-Fagetum. Le faggete mesofile eutrofiche costituiscono l’aspetto preponderante della tipologia, sono diffuse su substrati diversi, presentano ottimo sviluppo e densità colma, ecologicamente sono caratterizzate dalla dominanza di specie del genere Cardamine.

9210* Faggete degli appennini con Taxus e Ilex. Sull’Appennino romagnolo l’habitat incontra il limite ecologico e latitudinale alla sua distribuzione. Lo si trova in associazione con gli habitat prioritari 9180* Foreste di versanti, valloni e ghiaioni del Tilio-Acerion e 9220* Faggete dell’Appennino con Abies alba e faggete con Abies nebrodensis, e con il 9130 Faggete dell’Asperulo-Fagetum.

9220* Faggeti degli Appennini con Abies alba e faggeti con Abies nebrodensis. E’ l’habitat più esteso, si concentra sul versante romagnolo all’interno della Foresta della Lama. Lo si può trovare associato agli habitat prioritari 9180* Foreste di versanti, valloni e ghiaioni del Tilio-Acerion e 9210* Faggete degli Appennini con Taxus e Ilex e all’habitat 9130 Faggete dell’Asperulo-Fagetum.

9180* Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion. L’habitat si sviluppa nei canaloni di impluvio, nelle situazioni più fresche e a forte pendenza, trovando nei luoghi più impervi e inaccessibili, le migliori condizioni per lo sviluppo e anche una presenza di specie indicatrici più significativa. L’habitat può trovarsi associato con altri ambienti di faggeta quali 9130 Faggete dell’Asperulo-Fagetum e gli habitat prioritari 9210* Faggete degli Appennini con Taxus e Ilex e 9220* Faggete dell’Appennino con Abies alba e faggete con Abies nebrodensi“.

91E0* Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicon albae). L’habitat è scarsamente diffuso e più frequente alle quote più basse. La stazione più interessante è quella dell’impluvio della Lama. Tra le specie indicatrici più comuni che caratterizzano questo habitat nella riserva: Alnus glutinosa, Fraxinus excelsior, Salix alba, Carex pendula, Carex remota, Equisetum telmateja, Equisetum palustre, Lycopus europaeus.

Flora

La Riserva di Badia Prataglia rientra nel complesso forestale delle Riserve Naturali Statali Casentinesi, del quale riveste i caratteri forse più rappresentativi. I tipi fondamentali di vegetazione forestale sono, in ordine di estensione territoriale: bosco misto di faggio (Fagus sylvatica) e abete bianco (Abies alba) con presenza di acero montano (Acer pseudoplatanus), acero riccio (Acer platanoides), olmo montano (Ulmus glabra), frassino (Fraxinus excelsior), tiglio (Tilia platyphyllos e Tilia cordata) e tasso (Taxus baccata); faggeta pura; bosco di conifere composto da abetine di abete bianco con presenza di particelle di specie diffuse artificialmente, come ad esempio pino nero e abete di Douglas. Sulla cima del Monte Penna si riscontra un settore occupato da vegetazione rupicola aperta. Tra le specie erbacee si segnala l’orchidea Epipactis purpurata, inserita nel Libro Rosso delle Piante d‘Italia.

Fauna

Il regime di protezione garantito da decenni alla zona ha consentito il mantenimento di componenti faunistiche che altrove hanno visto un forte declino in termini numerici, tra le quali moltissime specie protette a livello europeo dalla Direttive UE Habitat o Uccelli (indicate di seguito con *). Tra gli ungulati: il cervo europeo (Cervus elaphus), il capriolo (Capreolus capreolus), il daino (Dama dama), il cinghiale (Sus scrofa) e con un piccolo nucleo è presente il muflone (Ovis orientalis musimon), specie alloctona introdotta per scopi venatori intorno alla metà del 1800.

Un completo comparto di erbivori alimenta un cospicuo gruppo di carnivori tra cui annoveriamo: il lupo (Canis lupus*), il gatto selvatico (Felis silvestris*), la volpe (Vulpes vulpes), la donnola (Mustela nivalis), la faina (Martes foina), la puzzola (Mustela putorius*) e il tasso (Meles meles).

Presente anche l’istrice (Hystrix cristata*) e numerosi micromammiferi, dalle arvicole ai ghiri (Glis glis) e agli scoiattoli (Sciurus vulgaris).

Numerosi i chirotteri d’interesse UE, come il miniottero Miniopterus schreiberi*, il rinolofo maggiore Rhinilophus ferrumequinum*, Rinolofo minore (Rhinolophus hipposideros*), il vespertilio maggiore Myotis myotis*, il vespertilio smarginato Myotis emarginatus*, il barbastello Barbastellus barbastellus*. L’avifauna ha caratteristiche prettamente di habitat forestale. Tra le specie nidificanti sono di rilievo naturalistico: falco pecchiaiolo (Pernis apivorus*), astore (Accipiter gentilis*), aquila reale (Aquila chrysaetos*), picchio nero (Dryocopus martius), merlo acquaiolo (Cinclus cinclus), tordo bottaccio (Turdus philomelos), tordela (Turdus viscivorus), tordo dal collare (Turdus torquatus*), luì bianco (Phylloscopus bonelli*), luì verde (Phylloscopus sibilatrix*), regolo (Regulus regulus), rampichino alpestre (Certhia familiaris), crociere (Loxia curvirostra), ciuffolotto (Pyrrhula phyrrula). Tra gli i rettili citiamo il saettone comune (Zamenis longissimus*) e tra gli anfibi si citano la salamandrina dagli occhiali Salamandrina terdigitata*, l’ululone appenninico Bombina pachypus*, il tritone crestato Triturus carnifex*, la salamandra pezzata Salamandra salamandra. Numeroso è anche il comparto degli invertebrati, molti dei quali indicatori di boschi ad elevata naturalità (insetti saproxilici legati al legno morto di interesse UE). come la Rosalia alpina*, l’Osmoderma eremita * e il cervo volante (Lucanus cervus*).

Normativa

D.M. istitutivo 13 luglio 1977 “Costituzione di riserve naturali biogenetiche”; L. 6 dicembre 1991, n. 394 “Legge quadro sulle aree protette”.

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