Come arrivare
In auto: fino a Gravellona Toce utilizzando le autostrade A8 (da Milano) e A26 (da Torino e Genova). Da qui SS 33 (superstrada) del Sempione per Domodossola oppure SS 34 del Lago maggiore per Verbania e Locarno (CH).
In treno: Ferrovie dello Stato da Milano o Torino e da Novara o Briga (CH) fino alle stazioni di Verbania Pallanza o Domodossola. Da Domodossola a Locarno (CH) Ferrovia delle Centovalli per la Val Vigezzo.
Norme di fruizione della riserva
In linea con le norme istitutive, all’interno del perimetro della Riserva è consentito l’accesso esclusivamente per ragioni di studio, per fini educativi (con autorizzazione del Reparto) e per compiti amministrativi e di vigilanza. Non sono presenti dunque insediamenti né costruzioni. Il circostante Parco Nazionale offre però la possibilità di visite guidate e utilizzo di bivacchi.
Breve descrizione della riserva
La Riserva, unitamente alla limitrofa area occupata dalla Riserva Integrale della Val Grande, è inserita nel complesso montuoso delimitato dalla Valle Vigezzo, dal Lago Maggiore e dal fiume Toce (Valle d’Ossola). Fa parte del bacino imbrifero del torrente S. Bernardino che confluisce nel Lago Maggiore. Orograficamente e morfologicamente molto ben definita, è caratterizzata da valli molto profonde e strapiombi che la rendono di incomparabile bellezza. Ambiente tipicamente prealpino, con cime impervie e frastagliate, che fanno da corona all’ampio ventaglio di formazione della valle e con valichi di accesso in vicinanza dei crinali. Zona ricca di acque sorgive E correnti con regime a carattere prevalentemente torrentizio. Il clima è di montagna con inverni rigidi ed estati fresche; precipitazioni normalmente superiori a 2.000 mm annui accentrate nei periodi primaverili ed autunnali con frequenti temporali estivi di forte intensità; escursioni termiche giornaliere piuttosto rilevanti. Territorio con orografia frequentemente accidentata e pendenze medie generali dei versanti variabili fra il 40 e il 150 con prevalenza del 120. Il territorio della Riserva va da una quota minima di 900 metri (Ponte Velina) ad una massima di 2256 (Cima del Pedum).
La Val Grande risulta molto interessante dal punto di vista geologico perché si possono rinvenire in questa zona le “tracce” storiche della collisione fra la zolla europea e il continente africano che ha portato all’innalzamento della catena alpina. Di particolare interesse è l’affioramento, il più vasto delle Alpi, di rocce che appartengono ad una porzione di crosta continentale più profonda. Inoltre il territorio del Parco è compreso in un area di straordinario interesse geologico. Le montagne più caratteristiche della Val Grande, come il Pedum, il Proman, i Corni di Nibbio, la Cima Sasso e la Cima della Laurasca, sono costituite per esempio da rocce molto scure (anfiboliti, serpentiniti, peridotiti), verdi o nerastre, ad elevato peso specifico, estremamente dure e resistenti agli agenti atmosferici. E’ una parte di quella che i geologi chiamano “Zona Ivrea-Verbano”, una porzione di crosta continentale profonda, proveniente dalla zona di transizione con il mantello terrestre (quindi da profondità di circa 35-50 km).
La forma attuale delle montagne e delle valli della Val Grande è legata alla diversità delle rocce presenti e ai fenomeni che hanno interessato queste zone dopo la formazione della catena alpina. Dapprima c’è stata un’imponente azione escavatrice da parte dei torrenti che sono riusciti ad incidere profondamente le rocce anche di notevole durezza, spesso sfruttando le varie fratture già presenti ed anche i piani di scistosità delle rocce che rappresentano linee di debolezza.
La morfologia preglaciale appare evidente soprattutto nelle forre che caratterizzano gran parte del corso dei torrenti. Varie glaciazioni del Quaternario hanno modellato i rilievi a più modesta altitudine, mentre depositi morenici e alluvionali hanno dato origine a terrazzi, occupati successivamente da paesi e alpeggi.
Habitat
Gli habitat protetti dalla Direttiva UE Habitat presenti nella Riserva sono:
4060 Lande alpine e boreali
6230* Formazioni erbose a Nardus
6430 Bordure planiziali, montane e alpine di megaforbie idrofile
6520 Praterie montane da fieno
8110 Ghiaioni silicei dei piani montano fino a nivale (Androsacetalia alpinae e Galeopsietalia ladani)
8220 Pareti rocciose silicee con vegetazione casmofitica
8310 Grotte non ancora sfruttate a livello turistico
9110 Faggeti del Luzulo-Fagetum
9130 Faggeti dell’Aperulo-Fagetum
9140 Faggeti subalpini dell’Europa centrale con Acer e Rumex arifolius
9180 Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion
91E0 Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae)
9260 Foreste di Castanea sativa
9410 Foreste acidofile montane e alpine di Picea (Vaccinio-Picetea)
9420 Foreste alpine di Larix decidua e/o Pinus cembra
Flora
Come per la limitrofa Riserva “Val Grande”, anche in questa Riserva occupano un posto di rilievo le faggete che, su terreni abbastanza profondi e pendii non troppo ripidi, formano boschi fitti. Mentre alle quote più basse si trovano le querce (Quercus sp. pl.) e Castagno (Castanea sativa), alle quote superiori e fino oltre il limite superiore dei boschi di Faggio (Fagus sylvatica), sono presenti, anche se in forma piuttosto sporadica, Abete rosso (Picea excelsa) e Larice (Larix decidua). Maggiormente diffuso è Abete bianco (Abies alba) che, soprattutto sui terreni più impervi e su qualche versante, origina delle formazioni anche consistenti. Presente pure il Pioppo tremulo (Populus tremula) e, sui terreni rocciosi e secchi, la Betulla (Betula sp.). Con distribuzione irregolare troviamo infine i Tigli (Tilia sp. pl.), i Sorbi (Sorbus sp. pl.), il Nocciolo (Corylus avellana), il Maggiociondolo (Laburnum anagyroides), gli Aceri (Acer sp. pl.) e i Frassini (Fraxinus sp. pl). Piuttosto consistenti risultano anche, al limite della vegetazione arborea, le formazioni di Ontano verde (Alnus viridis) e gli arbusteti di Mirtillo rosso (Vaccinium vitis-idaea ) e di Rododendro (Rhododendron sp.).
Fauna
Sono presenti: Camoscio (Rupicapra rupicapra, protetto dalla Direttiva UE Habitat), Lepre comune (Lepus capensis ), Lepre alpina (L. timidus ), Scoiattolo (Sciurus vulgaris ), Ghiro (Myoxus glis), Riccio occidentale (Erinaceus europaeus), Volpe (Vulpes vulpes), Tasso (Meles meles), Donnola (Mustela nivalis), Ermellino (M. erminea), Martora (Martes martes), Faina (M. foina) fra i Mammiferi; Aquila reale (Aquila chtysaëtos), Poiana (Buteo buteo), Astore (Accipiter gentilis), Nibbio (Milvus migrans), Gheppio (Falco tinnunculus), Gufo reale (Bubo bubo), Civetta (Athene noctua), Coturnice (Alectoris graeca), Fagiano di monte (Lyrurus tetrix), Rondone alpino (Apus melba), Picchio nero (Dryocopus martius), Picchio rosso maggiore (Picoides major), Fringuello (Fringilla coelebs), Merlo (Turdus merula), tra gli uccelli. Recentemente sono stati avvistati esemplari di Pernice Bianca (Lagopus muta) verosimilmente nidificante; la circostanza dovrà essere oggetto di approfondimenti. Non mancano Vipera comune (Vipera aspis), Biacco maggiore (Coluber viridiflavus), Biscia dal collare (Natrix natrix), Ramarro (Lacerta viridis), Orbettino (Anguis Iragilis), Salamandra pezzata (Salamandra salamandra), Tritone alpestre (Triturus alpestris) e, come ittiofauna, Trota (Salmo trutta forma fario).