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Raggruppamento Carabinieri Biodiversità

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Riserva Naturale Bosco Della Mesola

Riserva Naturale Bosco Della Mesola

Regione

Emilia Romagna

Luogo

Mesola, Goro, Codigoro (Ferrara)

Info

Codici EUAP: 0061

Anno di istituzione: 1977

Superficie (ha): 835,70

Cartografia

Per visualizzare su base cartografica la superficie della Riserva, digitarne il nome in “Strumenti à Ricerca su attributi” dal Portale Cartografico Nazionale del Ministero della transizione ecologica, selezionando poi “Elenco Ufficiale Aree Protette (EUAP)”
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(attenzione: i confini ivi riportati sono in corso di revisione ed aggiornamento)

Proprietà dei terreni

Demanio statale

Aree Protette Sovrapposte

Parco regionale Delta del Po Emilia-Romagna; ZSC-ZPS IT4060015 “Bosco della Mesola, Bosco Panfilia, Bosco di Santa Giustina, Valle Falce, La Goara” (superficie complessiva del sito Rete Natura 2000 ha 1.563); ZSC-ZPS IT4060005 “Sacca di Goro, Po di Goro, Valle Dindona, Foce del Po di Volano”; sito UNESCO/MAB.

Come arrivare

Raggiungibile dalla S.S. 309 “Romea” dalla frazione di Bosco Mesola, presso l’abitato di Mesola (FE), ingresso in via dei Frassini, 24. 

Norme di fruizione della Riserva

Un’area dedicata alla visita, di circa 100 ettari, è accessibile dal 1° marzo al 31 ottobre, martedì, venerdì, sabato e festivi (orario invernale 8.00-16.00, estivo 8.00-18.00). L’escursione si effettua a piedi o in bicicletta. Per le gite scolastiche è prevista la prenotazione. Escursioni a piedi guidate dai Carabinieri Biodiversità (su richiesta motivata) e da guide locali (a pagamento) interessano l’intera Riserva e vengono effettuate, previa prenotazione, in marzo, aprile, prima quindicina di maggio, agosto e settembre.

Centri Visita/Musei

Non è presente alcun centro visita ma le visite guidate possono fruire di un’aula per la didattica situata in un edificio in località “Elciola”, in posizione centrale nella Riserva.

Attività in corso

Attività di studio e monitoraggio vengono svolte con regolarità da diversi gruppi di ricerca; si segnalano, tra le più recenti: Università di Ferrara, stesura elenco floristico Riserva “Bosco della Mesola”; Associazione “Sagittaria”, per alcuni aspetti faunistici; ARPAE, controllo rete piezometri; Università di Padova, monitoraggio “forestale”, battuta parziale dell’area per la stima del numero di capi di ungulati presenti.

Il Bosco viene visitato da circa 10.000 visitatori/anno.

Breve descrizione della Riserva

Il “Bosco della Mesola” rappresenta una delle poche superfici forestali di rilievo nel Delta del Po; ciò si riflette in una notevole varietà di habitat e ricchezza faunistica.

La vegetazione arborea è caratterizzata dalla lecceta, che qui raggiunge una delle stazioni più settentrionali d’Italia. La ricchezza vegetazionale è dovuta alle piccole variazioni di quota e di morfologia del terreno create dall’antico sistema dunale che producono netti cambiamenti nei fattori ecologici (disponibilità idrica per la vegetazione, livello e caratteristiche della falda idrica, tipo di suolo ecc.) e, conseguentemente, un mosaico di ambienti.

Dal punto di vista faunistico il cervo, qui presente con l’unica popolazione autoctona dell’Italia peninsulare, rappresenta senza dubbio uno degli elementi naturalistici più significativi dell’area deltizia.

In questa area, storicamente, su di una serie di dune che iniziarono a stabilizzarsi ad iniziare circa dall’anno 1000, andò ad affermarsi spontaneamente una vegetazione forestale.

Nelle cronache manoscritte dei primi anni del XVII secolo e nelle antiche cartografie, queste boscaglie costiere venivano illustrate come le più belle tra quelle del Ferrarese; si protendevano verso l’entroterra andando a costituire il Bosco Eliceo, così chiamato perché costituito principalmente da leccio, quercia sempreverde tipicamente mediterranea.

Nell’area compresa tra la foce del Po di Volano ed un ramo deltizio poco a nord, ora non più esistente, si trovava il bosco detto dell’Elciola. Questo bosco confinava con il bosco che Alfonso II d’Este – presso il Castello di Mesola – aveva circondato con una cinta di mura. Il bosco degli Estensi è ora scomparso, così come è scomparso lo stesso Bosco Eliceo, distrutto ad iniziare dal 1626 per utilizzarne il legname e per dare spazio alle coltivazioni. Il Bosco dell’Elciola è invece giunto sino a noi, protetto dalle maggiori difficoltà di accesso, dalla maggiore distanza dagli insediamenti e dall’isolamento dovuto alle estese aree palustri che lo circondavano. Successivamente il Bosco dell’Elciola, l’attuale Bosco della Mesola, passò di proprietà numerose volte, dalla casa d’Este a quella asburgica (1758), da questa allo Stato Pontificio (1785) e quindi alla Repubblica Francese (1797), fino a transitare nel 1919 alla Società per la Bonifica dei terreni ferraresi che lo acquistò dall’Istituto Santo Spirito di Roma. Nel 1954 fu infine acquisito dall’Azienda di Stato per le Foreste Demaniali.,

Habitat

Il bosco vegeta su un sistema di cordoni dunali subparalleli, disposti in direzione nord-sud. La distribuzione della vegetazione forestale riflette le piccole differenze in altezza del profilo dell’antico sistema dunale, essendo direttamente condizionata nell’approvvigionamento idrico dalla profondità della falda. Dal punto di vista fitosociologico sono state individuate tre associazioni forestali: le parti più elevate sono occupate dalla formazione più xerofitica della lecceta (Orno-Quercetum ilicis), le zone spianate derivate dall’interramento delle fasce interdunali presentano invece il bosco mesofilo di farnia e carpini (aggruppamento a Carpinus betulus e Quercus robur) mentre le depressioni presentano il bosco igrofilo di pioppi e frassini (Cladio-Fraxinetum oxycarpae).

Gli habitat protetti dalla Direttiva UE Habitat presenti sono i seguenti:

1150 *: Lagune costiere

1310 Vegetazione annua pioniera a Salicornia e altre specie delle zone fangose e sabbiose

1410: Pascoli inondati mediterranei

1420: Praterie e fruticeti alofili mediterranei e termo-atlantici (Sarcocornietea fruticosi)

2130*: Dune costiere fisse a vegetazione erbacea (dune grigie)

2270*: Dune con foreste di Pinus pinea e/o Pinus pinaster

3140: Acque oligomesotrofe calcaree con vegetazione bentica di Chara spp.

3150: Laghi eutrofici naturali con vegetazione del Magnopotamion o Hydrocharition

3170*: Stagni temporanei mediterranei

6420: Praterie umide mediterranee con piante erbacee alte del Molinio-Holoschoenion

7210*: Paludi calcaree con Cladium mariscus e specie del Caricion davallianae

91AA*: Boschi orientali di quercia bianca

91E0*: Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior (Alno-Padion, Alnion incanae, Salicion albae)

91F0: Foreste miste riparie di grandi fiumi a Quercus robur, Ulmus laevis e Ulmus minor, Fraxinus excelsior o Fraxinus angustifolia (Ulmenion minoris)

92A0: Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba

9340: Foreste di Quercus ilex e Quercus rotundifolia

Flora

Si segnala la presenza della malvacea Kosteletzkya pentacarpos, specie protetta dalla Direttiva UE Habitat. La prima “Flora” del Boscone è in fase di pubblicazione.

Fauna

Poco più di cinquecento anni fa il cervo era presente in diversi complessi forestali tra il Po e Ravenna. La deforestazione, le bonifiche e la persecuzione costrinsero la specie nel XVIII secolo a ritirarsi nel Bosco della Mesola. Le paludi malariche e la fitta vegetazione hanno protetto nei secoli questo nucleo che dopo l’ultimo conflitto mondiale ha rischiato l’estinzione, riducendosi ad appena una decina di esemplari. Attualmente il nucleo è in ripresa e conta circa 300 capi. Recenti studi genetici hanno evidenziato come il cervo della Mesola risulti geneticamente differenziato dalle altre popolazioni peninsulari e dalla sottospecie sarda, ribadendone l’importanza naturalistica e conservazionistica. Dal punto di vista morfologico i cervi della Mesola presentano piccole dimensioni ed una struttura semplificata dei palchi che negli ultimi anni mostrano però un netto miglioramento qualitativo a seguito di mirati interventi gestionali.

L’altro ungulato presente è il daino che, in passato, ha raggiunto una consistenza di 600/800 capi; la specie, alloctona e introdotta in passato a scopo venatorio, coesiste e compete con i cervi. Attualmente si stimano presenti circa 50 esemplari. Interessante la presenza di diverse specie di chirotteri legate agli ambienti boschivi (7 specie, tra cui la Nottola) oltre ad una cospicua colonia di tasso.

La comunità ornitica nidificante privilegia le specie delle chiome e quelle nidificanti in cavità (Picchio rosso maggiore, Torcicollo, Upupa, Rigogolo, Averla piccola, Usignolo, Fringuello, Verdone). Tra i rapaci diurni nidificanti Sparviere e Lodolaio. Il carattere di insularità della Riserva, rispetto i terreni agricoli circostanti, si evidenzia dalla presenza, durante i passi migratori, di specie anche rare come l’Aquila anatraia minore ed il Falco pescatore. Tra le altre specie proprie dell’habitat forestale si segnala la Beccaccia.

Tra i Rettili, la Riserva ospita interessanti popolazioni di Testuggine palustre (Emys orbicularis) e Testuggine di Hermann (Testudo hermanni), entrambe protette dalla Direttiva UE Habitat. Tra gli Anfibi, di particolare interesse è la segnalazione del Pelobate fosco, anche se non più confermata successivamente. Presenti inoltre il Tritone crestato (Triturus carnifex), il Rospo smeraldino (Bufo viridis) e la Rana agile (Rana dalmatina).

Normativa

D.M. 13 luglio 1977 (istituzione della Riserva); L. n. 394/1991 (Legge quadro sulle aree protette); designazione di ZSC: D.M. 29 novembre 2019 (G.U. 6.12.2019) (web link: https://ambiente.regione.emilia-romagna.it/it/parchi-natura2000/consultazione/normativa/norme-rer/individuazione-siti-atti-regionali).

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