Come arrivare
La Riserva è raggiungibile da Pistoia percorrendo prima la SR 66 e poi la SS12 in direzione di Abetone; in località Fontana Vaccaia, poco prima della località Le Regine, si devia sulla SP 20 seguendo le indicazioni per l’Orto Botanico.
Norme di fruizione della Riserva
L’accesso alla RNOB di Campolino è possibile solo per ragioni di studio, per fini educativi, per compiti amministrativi e di vigilanza nonché ricostitutivi di equilibri naturali, restando vietata qualsiasi altra attività antropica (DM 26 luglio 1971 – costituzione della “Riserva Naturale Orientata Campolino”, in provincia di Pistoia). Per accedere è necessario presentare richiesta di autorizzazione al Reparto CC Biodiversità di Pistoia, almeno 15 giorni prima della data prevista dell’iniziativa. L’accesso è comunque possibile soltanto tramite accompagnamento del personale del Reparto CC Biodiversità di Pistoia e/o del dipendente Nucleo CC Tutela Biodiversità di Abetone.
Descrizione
La Riserva è un’area protetta di elevatissimo interesse scientifico, sia per i nuclei autoctoni di abete rosso più meridionali d’Italia sia per alcune torbiere ricche di specie alpine situate al limite inferiore del loro areale di distribuzione. Alla fine degli anni trenta, il botanico fiorentino A. Chiarugi aveva segnalato nella foresta Demaniale di Boscolungo la presenza di un interessante popolamento di abete rosso autoctono, possibile relitto glaciale, come risultato da studi pollinici effettuati nella torbiera del Lago del Greppo, e costituente il limite meridionale dell’areale naturale della specie. Nel 1967 una piccola porzione di questa Foresta, circa 38 ha in località Campolino, fu quindi posta sotto tutela, con la creazione di una Riserva Naturale guidata, allo scopo di conservare le colonie relitte di Picea abies nonché “il suo corteggio floristico più caratteristico, in particolar modo l’eccezionale sottobosco a Vaccinium”. In quest’area venne previsto l’accesso solo per “ragioni di studio, per fini educativi, per compiti amministrativi e di vigilanza, restando vietata qualsiasi altra attività antropica”. Negli anni successivi una Commissione di studiosi, coordinata dal prof. A. De Philippis, ebbe il compito di approfondire le conoscenze naturalistiche dell’area interessata effettuando rilievi completi della vegetazione, con particolare riguardo alla copertura arborea, e di definire con precisione i confini ottimali dell’area protetta e le misure di gestione appropriate.
Sulla base dei risultati di tali studi, con decreto del Ministero dell’Agricoltura e delle Foreste del 26/07/1971 fu istituita una delle prime Riserve Naturali Orientate italiane, la cui superficie fu ulteriormente ampliata nel marzo del 1972 e che, nel 1977, fu posta a disposizione del Consiglio d’Europa per l’inclusione nella “Rete europea di Riserve Biogenetiche”.
La Riserva Naturale Orientata e Biogenetica di Campolino si estende ad una quota compresa tra i 1420 e i 1800 m s.l.m. ed è ubicata nella porzione superiore del sottobacino del torrente Doccione, in destra orografica del torrente Sestaione, in un ambiente montano che registra le sue vette più elevate nell’Alpe delle Tre Potenze (1935 m), nella Foce di Campolino (1839 m), nel Monte Gomito (1890 m) e nel Monte Poggione (1753 m).
Il territorio si presenta con morfologia molto accidentata, dove a macereti e balzi rocciosi si alternano ripiani paludosi e fratture di sprofondamenti, che in alcuni casi hanno permesso la formazione di piccoli laghi di particolare bellezza e rilevanza quali il Lago del Greppo e il Lago delle Bruciate. Ben evidente, soprattutto nelle parti più elevate, la morfologia glaciale, che si manifesta in una serie di circhi glaciali.
Habitat (Direttiva Habitat 92/43/CEE)
4060: Lande alpine e boreali
6230*: Formazioni erbose a Nardus, ricche di specie, su substrato siliceo delle zone montane
6430: Bordure planiziali, montane e alpine di megaforbie idrofile
7140: Torbiere di transizione e instabili
7220*: Sorgenti pietrificanti con formazione di tufi (Cratoneurion)
8130: Ghiaioni del Mediterraneo occidentale e termofili
8220: Pareti rocciose silicee con vegetazione casmofitica
8230: Rocce silicee con vegetazione pioniera del Sedo-Scleranthion
9110: Faggeti del Luzulo-Fagetum
9130: Faggeti dell’Asperulo-Fagetum
9410: Foreste acidofile montane e alpine di Picea (Vaccinio-Piceetea)
Flora
L’unicità della Riserva è rappresentata dalla popolazione autoctona di abete rosso (Picea abies L.H.Karst, 1881 ), la cui conservazione nella zona si ritiene sia stata possibile grazie ad un insieme di fattori favorevoli quali l’altitudine, l’esposizione a nord-est, la temperatura particolarmente bassa e le elevate precipitazioni, anche sotto forma di neve che può perdurare al suolo fino al mese di giugno. Assieme all’abete rosso sono presenti specie erbacee tipiche delle peccete subalpine fra le quali il licopodio annotino (Lycopodium annotinum), l’orchidea listera minore (Listera cordata) e l’erba lucciola delle peccete (Luzula luzulina).
Alle altitudini inferiori la peccrta pura lascia il posto gradualmente a boschi misti con abete bianco (Abies alba) e con faggio (Fagus sylvatica), mentre a quote più elevate si sviluppano la brughiera a Vaccinium ed Empetrum e la prateria, ricca di specie vegetali di grande interesse fitogeografico e dai colori vivaci, come la genziana porporina (Genziana purpurea) o l’aquilegia comune (Aquilegia vulgaris).
In Riserva si trovano anche prati umidi, acquitrini e piccoli laghetti come il Lago del Greppo, caratterizzati da torbiere con Eriophorum e Sphagnum, e rare specie vegetali come la calta palustre (Caltha palustris) e l’erba unta comune o pinguicola comune (Pinguicola vulgaris), che è una delle poche piante carnivore italiane.
Fauna
Gli spazi aperti di alta quota costituiscono il terreno di caccia per l’aquila reale (Aquila chrysaetos), che nidifica poco lontano e, dove predomina la roccia, si possono incontrare lo spioncello (Anthus spinoletta), il sordone (Prunella collaris), il codirossone (Monticola saxatilis) e il culbianco (Oenanthe oenanthe). Nelle aree boscate, invece, assieme alle specie più comuni come il fiorrancino (Regulus ignicapilla), il tordo bottaccio (Turdus philomelos) ed il ciuffolotto (Pyrrhula phyrrula), si trovano anche uccelli di grande interesse conservazionistico, quali il rampichino alpestre (Certhia familiaris), la cincia dal ciuffo (Lophophanes cristatus), il regolo (Regulus regulus), il picchio rosso maggiore (Dendrocopos major), il picchio muratore (Sitta europaea) e il Merlo dal collare (Turdus torquatus).
Per quanto riguarda i mammiferi sono presenti il lupo (Canis lupus), la martora (Martes martes), la faina (Martes foina) e l’arvicola delle nevi (Chionomys nivalis). Nelle zone aperte e nei macereti spesso è possibile udire i fischi della marmotta (Marmota marmota), introdotta a fine anni 50 dall’Amministrazione Forestale.
Monitoraggi recenti hanno individuato 9 specie di chirotteri, alcuni assai rari e vulnerabili come il vespertilio di Natterer (Myotis nattereri), il vespertilio di Bechstein (Myotis bechsteinii), la nottola comune (Nyctalus noctula) e il barbastello (Barbastellus barbastella), tutte protette dalla Direttiva UE Habitat, così come il lupo, che si avvantaggiano degli ambienti incontaminati e dei boschi invecchiati ancora presenti nella zona.
Tra gli invertebrati viene segnalata la presenza di alcune specie di Lepidotteri molto rari appartenenti al genere Erebia, oltre che della farfalla apollo (Parnassius apollo, protetta dalla Direttiva UE Habitat) e della licena azzurra della genziana minore (Maculinea rebeli).
Soprattutto in prossimità delle aree umide, sono presenti anfibi di interesse conservazionistico, come il tritone alpestre (Triturus alpestris apuanus), il tritone crestato italiano (Triturus carnifex) o la salamandra pezzata (Salamandra salamandra).