Come arrivare
Alla Riserva si accede unicamente dalla S.S. n. 84 Frentana, nei pressi della stazione FS di Palena, dove si può arrivare dal versante adriatico e chietino da Palena percorrendo la stessa S.S., da quello pescarese percorrendo la S.S. n. 487 per Caramanico Terme – Passo San Leonardo, poi la S.P. n. 54 Frentana e poi la S.P. n. 58 da Campo di Giove, e infine da quello aquilano degli Altopiani Maggiori di Pescocostanzo e Rivisondoli, raggiungibili con la S.S. n. 17 dell’Appennino Abruzzese ed Appulo-Sannitica che collega L’Aquila, Sulmona e Castel di Sangro, in Abruzzo, con Isernia in Molise e Foggia in Puglia.
Norme di fruizione della Riserva
L’accesso al territorio della Riserva non è consentito liberamente, in quanto tutto il suo territorio si trova nella Zona A di Riserva Integrale del Parco Nazionale della Majella. Pertanto l’accesso e il transito possono avvenire, esclusivamente a piedi o a cavallo, solo lungo i sentieri ufficiali segnalati riportati nella carta ufficiale escursionistica del Parco Nazionale della Majella: in particolare, dal cuore della Riserva parte l’impegnativo sentiero “Parco” a lunga percorrenza ed un itinerario per escursioni a cavallo.
Attività in corso
Nella Riserva si svolgono continue campagne di ricerca e monitoraggio su un’ingente quantità di habitat e di specie protette, anche di interesse dell’Unione Europea. In particolare, vi si svolge il monitoraggio delle popolazioni della rara specie protetta dalla Direttiva Habitat Iris marsica.
Il territorio della Riserva è anche uno dei siti ove si svolgono le attività di monitoraggio di habitat e specie protette dalla Direttiva UE Habitat nell’ambito del progetto LIFE ESC360 (https://www.life360esc.eu/it/), con il coinvolgimento attivo, ogni anno, di decine di volontari del Corpo Europeo di Solidarietà dell’Unione Europea.
Breve descrizione della Riserva
Il territorio della Riserva, anticamente, era parte del Feudo di Forca Palena, ove esisteva un piccolo abitato ormai scomparso. Alla morte del feudatario, Tommaso Cantelmo, il primogenito di costui costituì con una porzione del Feudo la dote per la sorella Floresenda. Quest’ultima la donò nel 1268 al monastero delle Clarisse di Sulmona, in occasione del suo ingresso nella casa religiosa che ella stessa aveva fondato otto anni prima. Così la metà del Feudo, menzionata da allora come Quarto Santa Chiara, fu materialmente divisa dal resto, spettante ai fratelli della religiosa, Simone e Oderisio, con atto notarile del 22 giugno 1306. Tuttavia, il vicino Comune di Palena, che aveva assorbito a metà del XV secolo il territorio dell’estinta comunità di Forca, rivendicò più volte i suoi diritti di proprietà sulla porzione pervenuta al monastero delle Clarisse, nonché i diritti di uso civico (legnatico e pascolo). Dopo il primo decennio dell’Ottocento, a tali rivendicazioni si associò anche il Comune di Pescocostanzo, in una controversia che riprese vigore nel 1864, dopo che il monastero di Sulmona era passato alla Cassa ecclesiastica, a seguito della soppressione degli enti ecclesiastici. L’esistenza del contenzioso giudiziario impedì che il territorio della Riserva fosse devoluto al Demanio per la vendita, come era invece normalmente previsto per gli altri beni immobili espropriati ai monasteri e ai conventi soppressi: questo rimase quindi alla Cassa ecclesiastica, da cui poi fu ereditato dalla Direzione Generale del Fondo per il culto dell’Azienda Patrimoni riuniti ex economali (denominata per brevità “Fondo per il culto”), il quale, insieme ai due menzionati Comuni, rimase coinvolto in una lunga contesa giudiziaria che ebbe termine soltanto con la transazione del 12 febbraio 1923: il Fondo per il culto ricevette la metà del Quarto, mentre l’altra metà fu divisa tra i due Comuni (11/18 a Palena, 7/18 a Pescocostanzo). Alla concreta divisione si giunse infine con l’ordinanza del Commissario regionale per la liquidazione degli usi civici del 26 marzo 1931. La quota assegnata al Fondo per il culto ammontava complessivamente a circa ettari 490 ettari fra boschi, pascoli, prati e fabbricati. La Direzione Generale del Fondo per il culto dell’Azienda Patrimoni riuniti ex economali ne affidò infine la gestione all’Azienda di Stato per le Foreste Demaniali, divenuta poi Corpo Forestale dello Stato ed ora Reparto Carabinieri Biodiversità. Dal 1982 è protetto come Riserva Naturale Statale, al fine di tutelare i suoi valori floristici, faunistici e forestali e in particolare le popolazioni di uccelli e mammiferi, tra i quali l’orso bruno marsicano e il lupo appenninico. Dal 1985 è divenuto proprietà del Fondo Edifici di Culto del Ministero dell’Interno, istituito dalla L. n. 222/1985 per l’attuazione di alcuni aspetti dell’Accordo del 18 febbraio 1984 tra lo Stato Italiano e la Santa Sede, che ha modificato il Concordato lateranense dell’11 febbraio 1929. Dal 1993, con la perimetrazione del Parco Nazionale della Majella, il prezioso territorio della Riserva è protetto anche come Parco Nazionale.
La Riserva si trova sugli Altipiani Maggiori d’Abruzzo, nella porzione più a nord dei cosiddetti “Quarti”, alle pendici meridionali del massiccio della Majella. Il suo territorio comprende un’estesa depressione di origine tettonica con un particolare regime idrologico carsico, una parte del versante Ovest-Sudovest del Monte Porrara e la parte più settentrionale dei Monti Pizi, dai 1.100 ai 1.750 metri sul livello del mare della cresta del Porrara. Una vasta area boschiva declina dalle ripide pendici del Monte Porrara al sottostante altopiano che, attraversato dal torrente La Vera, rappresenta lo scenario per un suggestivo fenomeno carsico. Il torrente, infatti, forma numerosi meandri prima di scomparire in un inghiottitoio ai piedi del monte Porrara, per ricomparire poi a diversi chilometri di distanza, nei pressi di Palena, in località Capo di Fiume, ove la fuoriuscita improvvisa delle acque dà vita al fiume Aventino. Soprattutto in primavera, il contributo idrico del disgelo non permette il completo svuotamento dell’inghiottitoio, determinando sull’altopiano la formazione di un vasto lago effimero. E’ possibile esaminare, direttamente dalla S.P. n. 58 per Campo di Giove, la magnifica dolina naturale che inghiotte il torrente La Vera, chiara testimonianza della natura carsica del territorio.
Tutta la Riserva è compresa, dal 1993, nel Parco Nazionale della Majella e, dal 2009, nella sua Zona A di Riserva Integrale, nei Siti di Interesse Comunitario IT7140203 Maiella e IT7110204 Maiella Sud Ovest, e nella Zona di Protezione Speciale dell’Unione Europea IT7140129 Parco Nazionale della Maiella.
Habitat
La Riserva ospita importanti habitat protetti (anche in modo prioritario*) a livello europeo dalla Direttiva Habitat. Sul pianoro carsico, sono presenti estesamente praterie meso-igrofile (habitat 6510 praterie magre da fieno a bassa altitudine), regolarmente falciate e poi concimate dal pascolo ovino. Sui versanti del Porrara e dei Monti Pizi, sono presenti estesissime faggete (habitat 9210* faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex), lembi di cerrete a Quercus cerris (habitat 91M0 foreste di cerro e rovere) e ad anche frammenti di praterie secondarie xerofitiche (habitat 6210* formazioni erbose secche semi-naturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo dei Festuco-Brometalia, *siti importanti per le orchidee).
Flora
La flora della Riserva è ricca di specie rare, relitte e protette. Moltissime sono le specie endemiche, presenti cioè solo sulla catena Appenninica o comunque solo in Italia, come la potentilla dell’Appennino (Potentilla apennina). Le praterie meso-igrofitiche del pianoro carsico ospitano numerose specie vegetali rare e minacciate, alcune delle quali rinvenute qui per la prima volta, come le ciperacee Carex buxbaumii, C. canescens, C. disticha (presente in Italia solo in pochissime località in Abruzzo e in Umbria), C. tomentosa e C. vulpina e le ranunculacee Ranunculus laterifolius, R. multidens e R. thomasii. Risalendo di quota, il compatto bosco di faggio (Fagus sylvatica) ospita solo sporadicamente aceri montani (Acer pseudoplatanus) e tassi (Taxus baccata). Le vistosissime iridacea Iris marsica e l’orchidacea Himantoglossum adriaticum, strettamente protette anche a livello europeo, sono presenti nelle Riserva con piccole e preziose popolazioni relitte nelle aree rocciose ed assolate.
Fauna
La Riserva è stata istituita per preservare specie rigorosamente protette o addirittura in pericolo di estinzione come l’orso bruno marsicano (Ursus arctos subsp. marsicanus) e il lupo appenninico (Canis lupus subsp. italicus). Abitanti tipici della Riserva sono anche il cervo nobile (Cervus elaphus), il capriolo (Capreolus capreolus), il gatto selvatico (Felis silvestris), la martora (Martes martes) e il picchio dorso bianco (Dendrocopos leucotos). Presenti anche ampie popolazioni della rara e minacciata salamandra appenninica (Salamandra salamandra subsp. gigliolii) e della salamandrina settentrionale (Salamandrina perspicillata), strettamente protetta dalla Direttiva Habitat. Gli acquitrini stagionali del pianoro carsico favoriscono anche la sosta di uccelli migratori, fra i quali anche il germano reale e la gru. Nelle acque del torrente è presente anche il gambero di fiume.