Come arrivare
Le strade di accesso più importanti sono la ex SS 177 da Camigliatello Silano per Longobucco, la SS 107 che collega Camigliatello Silano con Crotone sullo Jonio(SS 106), Cosenza lungo l’autostrada A2 e Paola sul Tirreno(SS18).
Norme di fruizione della Riserva
La Foresta, attraversata per tutta la sua lunghezza da un reticolo di strade provinciali, è raggiungibile dagli escursionisti solo a piedi; gli automezzi di ogni tipo possono accedere nella porzione demaniale solo dopo preventiva autorizzazione dell’Ente Parco e dell’Ente proprietario. L’area è dotata di una efficiente rete viaria rotabile da cui si dipartono sette sentieri ufficiali adeguatamente segnalati e cartografati.
Centri Visita / Musei
Ai margini della foresta, sulle rive del Lago Cecita, vi è il Centro Visita di Cupone dotato di un sentiero didattico-naturalistico, con recinti faunistici che ospitano esemplari di lupo, daino, cervo, capriolo. Altre strutture per la divulgazione ambientale del Cupone comprendono un “Giardino geologico” e un “Orto botanico”, entrambi attrezzati per disabili, una biblioteca, una sala convegni e un museo naturalistico.
Localizzazione
Coordinate Geografiche Centro Visita Cupone: N 39° 23’ 01” – E 16° 32’ 50”
Orario di apertura Museo
09:00 – 19:00 periodo estivo, 09:00 – 17:00 periodo invernale (temporaneamente solo su prenotazione causa emergenza Covid 19).
Attività in corso
Ricerche scientifiche e monitoraggio ecologico in collaborazione con l’Ente Parco Nazionale della Sila, manutenzione rete sentieristica, educazione ambientale, promozione e divulgazione politiche ambientali, attività di prevenzione AIB e primo intervento AIB nelle aree demaniali.
La Sila Grande, l’antica “Sylva Brutia” dei romani, è stata molto sfruttata nel passato ed è stata oggetto di numerose contese (nel 270 a.C. il Senato Romano, dopo la sconfitta di Pirro e dei Bruzi, confiscarono tutti i territori dei Bruzi, tra questi la Sila e li accorparono all’ager publicus, dando origine alla prima forma di Demanio dello Stato in Sila). Ricca anche di granito, forniva alberi adatti all’edificazione di case e ad allestimenti navali: i grandi alberi, tagliati fino al ceppo in un unico pezzo e spediti via mare, rifornivano l’Italia e le colonie greche e romane. In epoca normanna, la Sila divenne proprietà dello Corona e dal 1185 in poi venne divisa in Sila Badiale (territorio affidato all’ordine monastico Florense, fondato dal calabrese abate Gioacchino da Fiore e alla nascente Badia di San Giovanni in Fiore allo scopo di ripopolare le terre inospitali della Sila) e in Sila Regia (ad esclusivo uso della corona regia). Molti terreni furono destinati all’agricoltura ed al pascolo. Nel 1600, per porre un freno alle usurpazioni si istituirono le cosiddette “Camere chiuse”: zone boscate nelle quali era proibito a chiunque di “legnare” poiché il legname era destinato per le costruzioni navali. Nel 1878 con la legge n. 3124, che rappresenta una delle prime leggi di tutela dei boschi, le Camere chiuse divennero demanio dello Stato. Da tali terreni ha preso origine l’attuale demanio denominato “Sila Grande”, gestito dall’allora Azienda di Stato per le Foreste Demaniali, poi Ufficio Territoriale per la Biodiversità del Corpo Forestale dello Stato di Cosenza ed oggi Reparto Carabinieri Biodiversità di Cosenza.
Dal punto di vista litologico la Sila Grande è caratterizzata dalla presenza di un basamento cristallino complesso del Paleozoico, costituito da rocce ignee a composizione variabile tra la quarzo-diorite, la quarzo-monzonite e il granito e da rocce metamorfiche tra cui filladi, gneiss e scisti. I graniti sono interessati da intensi processi di alterazione e si presentano come rocce incoerenti, con granulometrie assimilabili a quelle di un sabbione, così come anche le rocce metamorfiche sono spesso intensamente fratturate e degradate. I suoli che ne derivano sono caratterizzati da un orizzonte di superficie di colore bruno scuro, ricco di sostanza organica, abbastanza soffice e con basso grado di saturazione in basi, la cui formazione è favorita da specifiche condizioni climatiche che consentono una buona disponibilità di acqua durante il ciclo vegetativo. Lo scheletro è da comune a frequente, la tessitura grossolana e presentano reazione acida. La morfologia è caratterizzata da morbidi versanti montuosi, fittamente boscati, con culmini che raggiungono quote comprese tra i 1700 e i 1900 metri. Tra le varie dorsali si stendono ampie valli fluviali con pascoli e praterie a quote medie di circa 1000 metri con i tre laghi artificiali, imbriferi, Cecita, Arvo ed Ampollino, creati per scopi prevalentemente idroelettrici.
Tutto l’ambiente silano è ideale per lo sviluppo della foresta, che vede il predominio del pino laricio e del faggio. La Sila è una delle aree della penisola italiana a massima priorità per la conservazione della biodiversità, sia per la presenza di un elevato numero di specie di interesse conservazionistico, sia perché vi si trovano popolazioni consistenti di specie in forte declino nelle altre aree del Paese, sia, soprattutto, per la elevatissima variabilità genetica delle popolazioni calabresi della maggior parte delle specie conosciute.
L’altipiano silano è situato in una posizione peculiare sia dal punto di vista geografico che geologico. Esso costituisce la parte più rilevata (insieme all’Aspromonte) della “zolla calabro-peloritana”, in sostanza un pezzo di Alpi che nel corso di molti milioni di anni è migrato attraverso il Mediterraneo, dalla Provenza, innestandosi fra il Pollino e la Sicilia.
La roccia è costituita soprattutto da graniti molto antichi e degradati, che danno luogo ad una idrografia superficiale molto più accentuata che nel resto dell’Appennino meridionale, generalmente calcareo, e la ricchezza di acque accentua, insieme alla natura della roccia, la nota freddo-umida del clima. Questa peculiarità climatica favorisce la sopravvivenza di specie animali e vegetali diffuse nel centro e nel Nord dell’Europa, che su questo altipiano trovano spesso il loro limite meridionale di distribuzione.
Habitat
Tra gli habitat della Direttiva UE Habitat, quelli ben rappresentatie maggiormente presenti sulla Sila sono indubbiamente quelli forestali, vale a dire:
1) l’habitat 9530* Pinete (sub-)mediterranee di pini neri endemici,
2) l’habitat 9220* dei Faggeti degli Appennini con Abies alba e/o con Abies nebrodensis.
Si tratta di due tipologie forestali sud-appenniniche che proprio sulla Sila trovano la loro massima espressione, sia per estensione che per rappresentatività e stato di conservazione. Le pinete a Pinus nigra ssp. calabrica (noto anche come Pinus laricio), entità endemica dei rilievi silicei dell‟Appennino calabrese e dell’Etna, sono comunque l’elemento più caratterizzante il paesaggio silano e rivestono anche un importante significato biogeografico ed ecologico. Si tratta infatti di un elemento vegetazionale peculiare legato alla complicata storia geologica di questo territorio, alle attuali caratteristiche litologiche e climatiche ed anche alla millenaria azione dell‟uomo che ne influenza le tendenze dinamiche.
Altro elemento di pregio, considerato di interesse prioritario dalla Direttiva Habitat, è costituito dalle faggete meridionali (habitat 9210* e 9220*). Esse, infatti, sono il risultato della mescolanza di elementi tipicamente centroeuropei che, al limite meridionale del loro areale, entrano in contatto con entità tipicamente oro-mediterranee dando origine ad associazioni vegetali anche in questo caso di grande importanza biogeografica e conservazionistica. Particolarmente significativi in Sila sono gli aspetti già menzionati di faggio misto ad Abete bianco (habitat 9220 Faggeti degli Appennini con Abies alba Miller e faggeti con Abies nebrodensis).
Altro elemento caratterizzante la Rete Natura 2000 della Sila è quello legato all’idrologia di questo territorio. Dal punto di vista botanico le acque superficiali di questo territorio danno origine ad un complesso di vegetazione idro-igrofila ricco e diversificato.
Questo complesso, intersecandosi con la vegetazione forestale dominante, rappresenta un elemento del paesaggio particolarmente significativo, oltre ad essere un serbatoio di biodiversità estremamente ricco. Molte fitocenosi presenti sono riferibili ad habitat di interesse comunitario come le ontanete ad Alnus glutinosa riferite all’habitat 91E0 (*Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior) o i nardeti (habitat 6230* – formazioni erbose a Nardus, ricche di specie, su substrato siliceo delle zone montane).
Si tratta in alcuni casi di tipologie di habitat più tipiche della zona temperata centro-europea, che qui acquistano un significato relittuale di alto pregio. Sicuramente in questo senso vanno interpretate le fitocenosi riferite agli habitat 7140 “Torbiere di transizione e instabili” e 6410 “Praterie con Molinia su terreni calcarei, torbosi o argilloso-limosi (Molinion caeruleae)”.
Tali habitat ospitano un ricco contingente di specie vegetali a distribuzione settentrionale, giunte a questa latitudine durante le glaciazioni, e che attualmente hanno una distribuzione molto frammentata e le cui popolazioni silane sono spesso estremamente isolate dall’areale principale del taxon, quali ad esempio Scirpus sylvaticus, Ludwigia palustris, Limosella aquatica. Per specie quali Viola palustris e Caltha palustris, la Sila rappresenta anche il limite meridionale del loro areale di distribuzione
Altra tipologia di vegetazione peculiare del territorio silano è rappresentata dalle formazioni ad arbusti nani spinosi a dominanza di Astragalus parnassi ssp. calabricus e Cytisus spinescens, riferibili all’habitat 4090 “Lande oro-mediterranee endemiche a ginestre spinose”, con l’esclusività della presenza dell’Astragalo calabro, endemico della Sila.
Flora
Pur essendo pochissime le specie vegetali incluse nell’allegato II della Direttiva Habitat presenti in Calabria, non mancano in questo territorio entità di pregio naturalistico di rilievo europeo. Un esempio fra tutti è rappresentato da Lereschia thomasii,specie appartenente ad un genere monospecifico, isolato tassonomicamente (probabile relitto terziario), presente diffusamente negli habitat rivulari montani della Sila e degli altri rilievi calabresi.
Fra le altre vegetali di interesse conservazionistico si citano:
Specie |
Nome italiano |
note |
Lindernia procumbens |
Areale disgiunto |
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Listera ovata |
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Ludwigia palustris |
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Neottia nidus avis |
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Orchis laxiflora |
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Orchis morio |
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Polygonatum odoratum |
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Pyrola minor |
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Ranunculus flammula |
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Ranunculus fontanus |
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Ranunculus polyantemus ssp. Thomasii |
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Rynchocorys elephas |
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Rosa viscosa |
Endemica della Sila |
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Saponaria calabrica |
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Shoenoplectus supinus |
Areale disgiunto |
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Seseli peucedanoides |
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Sphagnum denticulatum Brid. var. rufescens |
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Sphagnum subsecundum Nees var. subsecundum |
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Soldanella calabrella |
Endemica della Calabria |
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Sparganium emersum |
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Veronica austriaca ssp. austriaca |
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Veronica scutellata |
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Viola palustris |
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Viola parvula |
Limite d’areale |
Fauna
Sebbene gli aspetti faunistici della Sila abbiano sempre goduto complessivamente di notevole attenzione da parte dell’ambiente scientifico nazionale, a tutt’oggi la fauna dell’altipiano è nota in modo frammentario, come risultato di uno sforzo compiuto da molti appassionati, prevalentemente entomologi, erpetologi e ornitologi.
Sicuramente l’aspetto più interessante della fauna è costituito dagli insetti, infatti per l’altopiano della Sila è accertata la presenza di circa 3000 specie di invertebrati, ma è presumibile che il massiccio montuoso ne ospiti circa 15.000.Le famiglie più rappresentate sono quelle dei Curculionidi e dei Carabidi, con rispettivamente il 12% ed il 9% delle specie censite. La montagna calabrese è da ricollocare fra i grandi ed importanti rifugi plio/pleistocenici del Mediterraneo e la sua fauna sapro-xilofaga si distingue per l’antichità della caratterizzazione genetica, isolamento geografico e buono stato di conservazione. In particolare la foresta silana rappresenta uno dei più importanti rifugi europei-mediterranei della biodiversità forestale. È poi da sottolineare come la Sila ospiti circa il 35% delle specie endemiche o limitate alla Calabria, vale a dire 25 specie su 68, nonché altre 89 specie endemiche dell’Italia, in gran parte a distribuzione appenninica, se non addirittura limitata all’Italia meridionale e/o al complesso della penisola calabrese e della Sicilia orientale, quindi alla “zolla” calabro-peloritana. Un indicatore ecologico importante dell’ambiente forestale è rappresentata dai Coleotteri sapro-xilofagi, che costituiscono in molti casi elementi di pregio, in quanto coinvolti negli equilibri ecologici della demolizione delle necromasse legnose o per la loro intrinseca rarità o perché elencate a vario titolo nella Direttiva Habitat. Al riguardo, di particolare interesse sono le specie saproxiliche legate ai vecchi alberi di foreste vetuste. Di particolare rilievo sono: il coleottero Osmoderma italica, Cetonide appartenente allo stesso genere di Osmoderma eremita, emblema dello stato di conservazione delle foreste europee, specie della Direttiva Habitat ad alta priorità di conservazione. A causa della rarità delle condizioni ambientali favorevoli al suo ciclo biologico, legato ad alberi di almeno 200 anni di età e provvisti di vistose cavitazioni nel fusto, Osmoderma costituisce uno degli elementi di maggior pregio dei vecchi castagneti e querceti residui. Molto rilevante è anche la presenza di Rosalia alpina, inclusa nell’allegato II della Dir. Habitat e nel Libro Rosso come “minacciata” (class. IUCN: LC).
Un discorso a parte e da approfondire meritano i coleotteri del genere Cucujus, che costituiscono forse l’elemento più prezioso dell’habitat forestale della Sila Grande, in quanto indissolubilmente legati alla foresta di Pino laricio calabrese. Si tratta di importantissimi indicatori ecologici, poiché con la loro presenza nelle pinete testimonia l’esistenza di altre specie legate tra loro dalle stesse esigenze ecologiche. I Cucujus, infatti, vivendo sotto le cortecce dei pini abbattuti da cause naturali, provvedono a regolare la densità delle popolazioni degli insetti saproxilici, cioè di tutte quelle specie, molto numerose, che attaccano le cortecce ed il legno dei pini morti o deperienti. Le loro larve, dal corpo appiattito, pattugliano lo spazio libero fra corteccia e legno, attaccando quelle degli insetti che si nutrono di legno morto o dei funghi in esso diffusi, abbattendo il numero di altri coleotteri molto aggressivi verso il pino, come gli Scolitidi del genere Ips. Accurati censimenti svolti dall’Ente Parco Nazionale della Sila hanno permesso di costatare come la foresta silana sia sede della più importante popolazione italiana di Cucujus cinnaberinus, presente per il resto solo in poche località del Cilento e del Piemonte, dove sembra essere riapparso in numero molto limitato di individui. Legato a consorzi forestali maturi e continui e definito “specie ombrello” della subcomunità saproxilica, Cucujus cinnaberinus è incluso nella Convenzione di Berna, nell’allegato A del CITES, negli allegati II e IV della direttiva Habitat ed è considerato specie minacciata dall’IUCN.Nel cuore della foresta silana si ritrova anche la seconda specie italiana di questo genere, il Cucujus haematodes. Questa seconda entità mostra una diffusione altrettanto importante della prima, con la differenza che per haematodes la popolazione silana sembra essere l’unica vitale in tutta Europa. Attualmente le uniche popolazioni consistenti di questa specie in tutta l’Eurasia sono presenti nell’estremo oriente dell’ex Unione Sovietica ed in Calabria. L’I.U.C.N. nella sua nuova lista rossa ha riclassificato Cucujus haematodes come specie in grave pericolo (“critically endangered”). La terza specie europea è il Cucujus tulliae, di recente riscontrato in Sila, probabile endemismo strettamente calabrese originatosi durante una fase fredda dell’epoca glaciale, a partire da popolazioni isolate di C. haematodes. Nelle aree umide di alta quota (sfagnete, cariceti e prati umidi), tra i Carabidi strettamente legati a questo ambiente è da segnalare Loricera pilicornis.
Per quanto riguarda gli altri insetti, fra i Lepidotteri si riportano 739 le specie di macrolepidotteri (farfalle diurne e falene) sinora segnalate, di cui una è endemica silana: Itame messapiaria. Molte di esse trovano nella Sila il limite meridionale alla loro distribuzione. Le specie protette dalla Direttiva Habitat sono sei: Callimorpha quadripunctaria, Melanargia arge, Maculinea arion, Zerynthia polyxena, Parnassius mnemosyne, Parnassius apollo.
I Rafidiotteri, infine, costituiscono un piccolo ordine di Insetti corticicoli una volta incluso nei Neurotteri e caratterizzati da ali reticolate ed un protorace allungato, che ha valso loro il nome di mosche-serpente. Le larve vivono da predatrici sotto le cortecce, gli adulti sono mediocri volatori, si tratta di forme ben note allo stato fossile e poco numerose quanto a specie. Di particolare importanza è la Calabroraphidia renatae, in quanto costituisce l’unico genere endemico silano, ritenuto dagli studiosi una forma isolata ed arcaica, anche dal punto di vista delle affinità sistematiche.
Altri invertebrati di interesse conservazionistico, pur non essendo inseriti in liste di protezione, sono le 24 specie che presentano una distribuzione geografica endemica o esclusiva della Calabria. Tra queste ritroviamo l’Omottero Cicadellide Adarrus calabricus, l’Ortottero Acridide Chrysochraon beybienkoi, i Plecotteri Protonemura italica e Leuctra silana, il coleottero Idrofilide Enochrus calabricus, endemismi ristretti all’altipiano della Sila.
Contrariamente a quanto visto per gli insetti, il comparto ittico è certamente il più compromesso fra quelli faunistici ad opera di ripetute immissioni di specie non idonee o alloctone. Fra le specie di importanza comunitaria sono da segnalare la trota mediterranea, Salmo (trutta) macrostigma, la rovella Rutilus rubilio e il cobite Cobitis taenia. A essi va aggiunto, quale indicatore di naturalità, lo spinarello.
Gli Anfibi e i Rettili presenti nel territorio della Sila rappresentano il 78% delle specie presenti nell’intera regione, che assommano in totale a 12 specie di Anfibi e 16 di Rettili, quindi 10/12 e rispettivamente 11/16. Al riguardo di alto valore conservazionistico sono Bombina pachypus (Ululone appenninico), Triturus carnifex (Tritone crestato italiano), Salamandrina terdigitata (Salamandrina dagli occhiali), Lacerta bilineata (Ramarro occidentale), Anguis fragilis (Orbettino), Natrix tessellata (Natrice tassellata) e Zamenis lineatus (Saettone occhi rossi), tutte specie protette dalla Direttiva Habitat.
La varietà degli ambienti presenti nella Sila Grande, insieme alle estese formazioni forestali in buono stato di conservazione, favoriscono anche una comunità ornitica ben diversificata, composta alla stato attuale delle conoscenze da ben 82 specie nidificanti e 31 migratrici o svernanti. Tra le specie nidificanti d’interesse conservazionistico e/o bio-geografico il Picchio nero Dryocopus martius, è probabilmente la specie più interessante del comprensorio silano. Questo Picide, infatti, presenta una distribuzione disgiunta in Italia, con due popolazioni: una alpina e una appenninica meridionale. Le formazioni boschive mature, presenti nel cuore della Sila, costituiscono l’habitat ideale per la riproduzione della specie. Analogamente, il crociere Loxia curvirostra, il lucherino Carduelis spinus e lo stiaccino Saxicola rubetra sono specie che qui fanno segnare il limite meridionale del proprio areale.
Anche per i Mammiferi la Sila rappresenta un territorio fondamentale. Delle 68 specie note per la Regione, di ben 41 (61%) ne è stata accertata la presenza, mentre per 24 (35%) tali dati mancano, ma si tratta comunque di specie la cui ecologia ne rende compatibile la presenza negli ecosistemi presenti.
Tra le molte specie di Mammiferi presenti, tra i più rappresentativi e caratterizzanti è certamente lo Scoiattolo meridionale, Sciurus vulgaris subsp. meridionalis. Questa sottospecie, endemica della Calabria, è l’unica geneticamente differenziata da tutte le altre dell’intero areale della specie, che, invece, appaiono geneticamente omogenee, tanto da dover essere ritenuta un’unità evolutiva indipendente, frutto di un lunghissimo isolamento, che si protrae fino ad oggi, di queste popolazioni grazie alla grandissima estensione dei boschi di conifere ai quali la specie è strettamente legata.
Un medesimo fenomeno si riscontra nella Talpa romana, Talpa romana, un endemismo dell’Italia centro-meridionale. Contrariamente a quanto si riscontra in tutte le popolazioni mondiali di talpa e di altri mammiferi fossori (comprese le popolazioni di Talpa romana a nord della Sila), che presentano variabilità genetica prossima allo zero, nella Calabria centrale e meridionale i valori di variabilità sono tanto elevati da risultare i più alti mai riscontrati in un Mammifero nel mondo.
Numerose sono le specie d’interesse conservazionistico, non solo per il grado di tutela e vulnerabilità ad esse riconosciute, ma anche per motivi di tipo biogeografico. Da menzionare sono certamente il Toporagno d’acqua, Neomys fodiens e la Talpa cieca, Talpa caeca, due specie che in Italia meridionale hanno areale frammentato e di cui sono note rarissime segnalazioni, che trovano in Sila il loro limite meridionale di distribuzione.
Non meno interessante è la presenza del Driomio, Dryomys nitedula, specie ad areale disgiunto che Italia è presente solo sulle Alpi orientali e nelle aree montane della Calabria, della Lepre italica, Lepus corsicanus, un endemismo dell’Italia meridionale che, nella penisola, presenta areale frammentato e in rarefazione, dell’Arvicola acquatica, Arvicola amphibius, specie stenoecia in forte regressione in tutto l’areale nazionale a causa dell’alterazione dei corsi d’acqua in cui vive.
Un discorso a sé meritano poi, per motivi opposti, il Lupo (Canis lupus) e la Lontra (Lutra lutra). Negli anni 1970, periodo in cui il Lupo subì una drastica riduzione di popolazione e di areale rischiando la scomparsa dall’Italia, la Calabria, e più in particolare il Pollino e la Sila, ha rappresentato una delle sue ultime aree di rifugio, con una popolazione consistente e vitale. La popolazione di Lupo dell’altopiano silano in quel periodo (1975) venne stimata da Zimen e Boitani in circa 25 esemplari. Il dato successivo quello di Mirabelli (1985) la stimava in non più di 7-10 animali. Un decennio dopo, la popolazione regionale ha avuto una netta ripresa demografica e di areale e nei due decenni successivi la popolazione si è consolidata con una presenza stabile anche nelle aree limitrofe, come testimoniano le sempre più frequenti segnalazioni e uccisioni di esemplari in queste aree ed anche alle quote non elevate e molto antropizzate in tutto il territorio calabrese. I dati sulla consistenza dell’attuale popolazione sono scarsi, spesso frammentari e limitati a ristretti settori della Sila, ma si può affermare con ragionevole certezza che la presenza del Lupo è da ritenersi stabile e continua su tutto il territorio.
Un discorso opposto va fatto, invece, per la Lontra, scomparsa dalla Sila fin, almeno, dagli anni 1980 (Arcà, 1986), la Lontra è stata di recente segnalata ed è prevedibile una rapida ricolonizzazione dei fiumi silani che, per caratteristiche e abbondanza di prede, sembrano rappresentare un ambiente ottimale per favorire l’espansione della specie che si sta verificando in Italia meridionale.
Da segnalare, infine la presenza di numerose specie di chirotteri che, sebbene potenzialmente presenti con 24 specie, sono effettivamente presenti e segnalati con otto specie. Tutte le specie di Chirotteri presenti sono tutelate da diverse Direttive europee e, tra queste, le popolazioni italiane di Rhinolophus hipposideros, Barbastella barbastellus, Myotis bechsteinii, Myotis capaccinii, Myotis emarginatus sono considerate vulnerabili.