Raggruppamento Carabinieri Biodiversità

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Riserva Naturale Di Popolamento Animale Cornocchia

Riserva Naturale Di Popolamento Animale Cornocchia

Regione

Toscana

Luogo

Radicondoli, Chiusdino (Siena)

Info

Codice EUAP: 0121

Anno di istituzione: 1980

 Superficie: 532 ha

Cartografia

Per visualizzare su base cartografica la superficie della Riserva, digitarne il nome in “Strumenti à Ricerca su attributi” dal Portale Cartografico Nazionale del Ministero della transizione ecologica, selezionando poi “Elenco Ufficiale Aree Protette (EUAP)”
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(attenzione: i confini ivi riportati sono in corso di revisione ed aggiornamento)

Proprietà dei terreni

Demanio statale

Come arrivare

L’area è ubicata a Sud-Ovest di Siena. Si raggiunge percorrendo la SS 541 (Traversa Maremmana) e poi la Strada Provinciale delle Galleraie in direzione Radicondoli fino al km 11,1 per svoltare infine per Cornocchia.

Norme di fruizione della Riserva

La Riserva è liberamente visitabile percorrendo le strade bianche. È presente un’area pianeggiante per pic-nic all’interno del bosco in prossimità del borgo di Cornocchia. Per i visitatori diversamente abili è presente una strada bianca leggermente in discesa da cui è possibile osservare l’allevamento del cavallino di Monterufoli e dell’Asino Amiatino. I sentieri all’interno delle aree recitate sono visitabili con accompagnatore e autorizzazione del Reparto. Apertura al pubblico: 8,00-14,00 / 15,00-17,00.

Breve descrizione 

Molti dei terreni oggi compresi nelle Riserva facevano parta delle Tenute che in passato e per lungo tempo erano appartenute ad antiche famiglie nobiliari. La costruzione del borgo di Cornocchia risale al 1600-1700, ma la chiesa di Cornocchia (che si trovava sotto il borgo e che oramai è un rudere), è citata già nel 1302-1303 nelle decime della diocesi di Volterra come suffraganea della Pieve di San Giovanni a Sorsciano. È probabile che intorno alla chiesa vi fosse anche un aggregato agricolo. Di maggiore interesse storico è sicuramente il Castello di Falsini, che risulta citato per la prima volta in un atto del 1183. Il Castello è appartenuto alla famiglia Noferi (originaria della Val Tiberina in Umbria), la quale, nel 1838 con il granduca Leopoldo II, venne aggregata alla Nobiltà di Siena. La chiesa adiacente al Castello era filiale della Pieve di San Giovanni a Sorsciano tra il 1302-1303. L’acquisto di questi terreni (avvenuto negli anni sessanta da parte dello Stato), ha cambiato il ruolo di queste foreste che da risorsa prevalentemente economica sono divenute risorsa naturale. La Riserva è situata nel bacino idrografico del Fiume Feccia e la sua altitudine è compresa tra 320 e 530 metri s.l.m., la base geologica è dominata dalle formazioni neoautoctone costituite da sedimenti lacustri e marini accumulati all’interno del bacino di Radicondoli, ovvero uno dei bacini miocenici più importanti della Toscana meridionale. La litologia prevalente è quella marnosa, calcareo-arenacea e argillosa, con sabbiose e conglomerati poligenici. Nel versante di destra idrografica sono presenti anche gessi, ovvero sedimenti miocenici di origine evaporitica. I boschi più diffusi sono prevalentemente di latifoglie decidue a dominanza Quercus cerris e boschi misti di latifoglie decidue e pinete di origine artificiale in cui domina Pinus nigra con Cupressus sempervirens e Cupressus arizonica. Gli arbusteti mesofili sono localizzati nelle superfici più o meno pianeggianti vicine ai poderi e fattorie, coltivate in un recente passato; piccole fasce di arbusteti mesofili si trovano anche al margine degli stagni e dei prati-pascoli.

Habitat

Elenco degli habitat tutelati dalla Direttiva UE Habitat (in grassetto). In corsivo è riportata la definizione del tipo di habitat secondo la Legge Regionale Toscana n. 56/2000.

 

Cod.

Habitat

3140 in parte

Acque oligomesotrofe calcaree con vegetazione bentica di Chara sp.

Comunità di idrofite radicate e non del Nymphaeion albae

92A0

Foreste a galleria di Salix alba e Populus alba

Boschi ripari mediterranei a dominanza di Salix alba e/o Populus alba e/o P. nigra

9260

Boschi di Castanea sativa

Boschi a dominanza di castagno

 

Flora

Dal punto di vista conservazionistico, le specie più interessanti sono quelle legate agli stagni, dove sporadicamente compare Salix apennina (specie endemica italiana), e quelle legate ai boschi di latifoglie decidue a dominanza di cerro, dove è abbastanza presente il Fraxinus angustifolia. Un taxon è considerato a minor rischio (L.R.) (Juncus bulbosus) e uno vulnerabile (VU) (Zannichellia palustris) nella Lista Rossa Regionale. Tra le entità rare e/o con distribuzione frammentaria sono presenti Groenlandia densa, Lilium bulbiferum subsp. croceum, Potamogeton trichoides e Scilla bifolia. Una nota a parte meritano le specie appartenenti alla famiglia delle Orchidaceae; tale gruppo è presente con 17 entità: Anacamptis morio, Anacamptis pyramidalis, Cephalanthera longifolia, Dactylorhiza fuchsii, Epipactis helleborine, Limodorum abortivum, Neottia nidus-avis, Listera ovata, Ophrys apifera, Ophrys bertolonii, Ophrys holosericea, Ophrys insectifera, Ophrys sphegodes subsp sphegodes, Orchis purpurea, Platanthera bifolia, Platanthera chlorantha e Serapias vomeracea. Da sottolineare la particolare ricchezza fungina della Riserva: sono state rinvenute ben 320 specie di funghi. Dalle ricerche sono emerse 6 specie (Cortinarius rickenianus, C. variicolor var. marginatus, Crepidotus carpaticus, Pluteus exiguus, Ramaria bataillei, Russula blumiana) che risulterebbero nuove segnalazioni per il territorio italiano e 34 (segnate con * in all. 1) per la regione Toscana. Recentemente, i campioni di Fomes raccolti nella riserva sono stati inclusi in una ricerca per risolvere criticità tassonomiche su Fomes fometarius (sensu lato) ed i campioni di Cornocchia sono stati attribuiti a Fomes inzengae.

Fauna

Tra gli invertebrati è interessante la presenza del mollusco Retinella olivetorum (specie endemica italiana), del granchio di fiume (Potamon fluviatile) e del cervo volante (Lucanus cervus), specie protetta dalla Direttiva UE Habitat. Tra le specie ittiche, la specie più frequente risulta il cavedano (Leuciscus cephalus) e abbastanza comune appare anche la carpa (Cyprinus carpio); il persico sole (Lepomis gibbosus) e il persico trota (Micropterus salmoides) si ritrovano nei laghetti agricoli. Meno frequenti risultano la scardola italiana (Scardinius scardafa), la rovella (Rutilus rubilio) e il barbo tiberino (Barbus tyberinus). Tra gli anfibi, le specie più diffuse sono le rane verdi (Rana bergeri e Rana hispanica), il rospo comune (Bufo bufo), il tritone crestato italiano (Triturus carnifex), il tritone punteggiato (Triturus vulgaris), la raganella italiana (Hyla intermedia) e la rana dalmatina (Rana dalmatina), specie protette dalla Direttiva UE Habitat che frequentano a scopo riproduttivo i numerosi stagni presenti a Cornocchia. Più localizzati, risultano la salamandrina dagli occhiali settentrionale (Salamandrina perspicillata) e la rana appenninica (Rana italica), specie protette dalla Direttiva UE Habitat. Tra i rettili, le specie più comuni sono rappresentate dalla lucertola muraiola (Podarcis muralis), dal ramarro (Lacerta bilineata) e dalla lucertola campestre (Podarcis sicula), specie protette dalla Direttiva UE Habitat. Abbastanza frequenti appaiono la luscengola comune (Chalcides chalcides), il biacco (Hierophys viridiflavus) e la biscia dal collare (Natrix natrix). Meno comune sembra, invece, il saettone comune (Zamenis longissimus). Tra gli uccelli, le specie nidificanti osservate sono sessantuno. La maggioranza di esse sono legate ai boschi, e le più comuni e diffuse in tutti le tipologie forestali risultano il merlo (Turdus merula), la capinera (Sylvia atricapilla), la ghiandaia (Garrulus glandarius), il fringuello (Fringilla coelebs), il colombaccio (Columba palumbus), il picchio verde (Picus viridis), lo scricciolo (Troglodytes troglodytes), il codibugnolo (Aegithalos caudatus), la cinciarella (Cyanistes caeruleus), la cinciallegra (Parus major) e il luì piccolo (Phylloscopus collybita). Localizzate nei boschi maturi, sono il rampichino (Certhia brachydactyla), il picchio muratore (Sitta europaea), il fiorrancino (Regulus ignicapilla), l’allocco (Strix aluco), il picchio rosso maggiore (Dendrocopos major), la tordela (Turdus viscivorus) e il picchio rosso minore (Dendrocopos minor). Le zone aperte come seminativi, prati e pascoli, sono frequentate da due rapaci, la poiana (Buteo buteo) e il gheppio (Falco tinnunculus) e da alcuni passeriformi come la ballerina bianca (Motacilla alba), l’allodola (Alauda arvensis), il saltimpalo (Saxicola torquatus), il beccamoschino (Cisticola juncidis), la cornacchia (Corvus corone), la gazza (Pica pica) e lo strillozzo (Miliaria calandra). Negli arbusteti a ginestra o a prugnolo e nelle brughiere troviamo invece la sterpazzola (Sylvia communis), l’occhiocotto (Sylvia melanocephala), l’usignolo (Luscinia megarhynchos), lo zigolo nero (Emberiza cirlus) e, poco comune, l’averla piccola (Lanius collurio). Lungo il fiume Feccia, nei tratti con vegetazione ripariale strutturata, sono presenti l’usignolo di fiume (Cettia cetti), il canapino (Hippolais polyglotta) e il rigogolo (Oriolus oriolus). I principali vecchi edifici presenti nella Riserva, come Cornocchia e il castello di Falsini, ospitano infine le specie più spiccatamente sinantropiche come la civetta (Athene noctua), la tortora dal collare orientale (Streptopelia decaocto), lo storno (Sturnus vulgaris), la passera d’Italia (Passer italiae) e la taccola (Corvus monedula) e anche specie legate ai contesti rurali come la rondine (Hirundo rustica) e la passera mattugia (Passer montanus). Tra i mammiferi risultano presenti il topo selvatico (Apodemus sylvaticus), il topolino delle case (Mus domesticus) e il riccio (Erinaceus europeus). I ruderi e i poderi, in parte abbandonati, ospitano diverse specie di chirotteri. Nelle zone aperte, alternate ad arbusteti sono comuni l’istrice (Hystrix cristata), la lepre (Lepus europaeus) e la talpa (Talpa europaea). I carnivori più diffusi risultano il tasso (Meles meles) e la volpe (Vulpes vulpes), mentre la faina (Martes foina) e la donnola (Mustela nivalis) frequentano soprattutto i vecchi edifici rurali. Nei boschi vive lo scoiattolo (Sciurus vulgaris) ma anche la martora (Martes martes) e la puzzola (Mustela putorius). Tra gli ungulati, sono comuni e molto diffusi il cinghiale (Sus scrofa), il capriolo (Capreolus capreolus), il cervo (Cervus elaphus) e il daino (Dama dama, specie alloctona), che costituiscono le principali prede del lupo (Canis lupus, protetto dalla Direttiva UE Habitat) che, per questo motivo, frequenta con una certa assiduità la Riserva.

Normativa

D.M. 28 aprile 1980 (istituzione della Riserva), Legge n. 394/1991 (legge quadro sulle aree protette)

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