Come arrivare
Percorrendo la SS 263 che collega la Val di Foro alla Maiella (Francavilla al Mare – Bocca di Valle), giunti a Fara S. Martino si seguono le indicazioni per la Riserva.
Norme di fruizione della Riserva
La Riserva, posta interamente in Zona A di “Riserva Integrale” del P.N. della Majella, è di libera fruizione sulla rete sentieristica ufficiale del Parco ed è possibile camminare solo sui sentieri dotati di apposita segnaletica orizzontale e verticale. E’ vietato l’accesso fuori sentiero e l’accesso con cani, cavalli e qualsiasi mezzo meccanico.
Breve descrizione della Riserva
Il territorio della Riserva è articolato in una serie di valloni, ove si evidenziano i fenomeni carsici. La conseguenza principale è rappresentata dalla scarsità di acque superficiali che, ad eccezione di qualche piccola sorgente in quota, riaffiorano tutte molto in basso, come quelle del fiume Verde che ha una portata di oltre tremila litri al secondo. Il bosco copre circa un quarto della Riserva, che si caratterizza soprattutto per gli enormi bastioni che si innalzano dalle quote più basse fino a toccare quelle più elevate, caratterizzate da praterie di alta quota. In questo ambiente si inserisce una flora molto varia, che va da specie tipiche della macchia mediterranea a quelle artico alpine.
Habitat
A causa del grande sviluppo altitudinale e della continentalità climatica, sono presenti nella Riserva ben quattro fasce vegetazionali: (1) centro-europea, da 450 a 1000-1200 metri di quota, caratterizzata dal bosco misto a roverella (Quercus pubescens) e carpino nero (Ostrya carpinifolia); (2) subatlantica, da 1000-1200 a 1700-1800 metri, con le faggete termofila e microterma; (3) mediterraneo-altomontana, fino a 2400 metri, con le praterie primarie xerofitiche a Sesleria tenuifolia e Festuca robustifolia e quelle mesofile a Festuca macrathera; (4) alpica, fino alle massime elevazioni, con la tundra alpina a Kobresia myosuroides, Silene acaulis e Saxifraga speciosa.
Il bosco ceduo termo-xerofitico a roverella (Quercus pubescens), è ben rappresentato, anche se molto frammentato e in condizioni di solo iniziale rigenerazione, a causa dell’esagerato sfruttamento del passato. Insieme alla roverella, vi si trovano il carpino nero (Ostrya carpinifolia), l’orniello (Fraxinus ornus), l’acero d’Ungheria (Acer obtusatum) e il carpino orientale (Carpinus orientalis). Nei biotopi più freschi, anche se a quote modeste, domina il carpino nero, accompagnato da specie mesofile come il frassino meridionale (Fraxinus oxycarpa) e il tiglio (Tilia cordata), nonché da specie di faggeta come Mycelis muralis, Hepatica nobilis, Daphne laureola e Digitalis micrantha. In quello più secchi ed assolati, oltre che in ambienti rupestri, è presente anche il leccio(Quercus ilex), accompagnato da altre specie mediterranee come l’appariscente valieranacea Centranthus ruber.
Oltre i 1000-1200 metri di quota, sono presenti grandi estensioni di faggeta termofila. Si tratta per lo più di formazioni cedue molto povere, con solo qualche tratto più integro di ceduo invecchiato. Vi sono anche presenti sporadicamente piccoli alberi di tasso (Taxus baccata) e di agrifoglio (Ilex aquifolium). Il rado sottobosco è caratterizzato da Luzula sylvatica, Hepatica nobilis e Daphne laureola. Nei biotopi più freschi e con suolo più profondo, sono presenti anche specie più esigenti come Sambucus nigra, Asperula taurina, Senecio fuchsii e, nei recessi ombrosi, la caratteristica felce Phyllitis scolopendrium. Oltre i 1400 metri di quota, la faggeta assume aspetti microtermi, con un diverso e più ricco sottobosco caratterizzato da specie tipiche come Polystichum aculeatum, Cardamine enneaphyllos, Adenostyles alliariae, Prenanthes purpurea e Actaea spicata.
Solo nella zona sommitale, su suoli primitivi e ricchi di scheletro calcareo, sono presenti importanti estensioni di praterie primarie xerofitiche discontinue a Sesleria tenuifolia, cioè la vegetazione naturale tipica della fascia di altitudine di tutti gli Appennini calcarei. Presenti anche, in tutta la zona di alta quota sulle superfici più pianeggianti e meno povere di suolo, piccole estensioni di praterie primarie xerofitiche discontinue a Festuca robustifolia o mesofile continue a Festuca macrathera. In questa fascia vegetazionale sono diffuse specie rare e localizzatissime, come l’Oxytropis pyrenaica, la Vitaliana primuliflora ssp. praetutiana, l’Aubrieta columnae e la Dryas octopetala.
Piccolissimi lembi di tundra alpina a Kobresia myosuroides sono presenti solo in biotopi fortemente ventosi e con intensi fenomeni crionivali. Anche qui sono diffuse specie rare e localizzatissime, come la stella alpina appenninica (Leontopodium nivale), l’Artemisia petrosa ssp. eriantha, il Papaver julicum e la Valeriana saliunca.
Molto estesa la superficie caratterizzata da rupi, brecciai e praterie secondarie, queste ultime spesso presenti con elevatissima biodiversità ed alta copertura vegetale. Le rupi più fresche e poste a quote modeste sono ricoperte da fitti popolamenti dell’endemica Campanula fragilis subsp. cavolinii, dalle rosette della crassulacea Saxifraga lingulata e dai fitti cespi di Potentilla caulescens e Minuartia graminifolia. Presenti anche, sporadicamente, le endemiche e rare specie rupicole Campanula tanfanii e Ptilotrichum cyclocarpum. Quelle di alta quota, invece, sono caratterizzate dalla sparsa colonizzazione da parte dell’endemica Potentilla apennina e da altri importanti endemismi, tra i quali spicca la Primula auricula. Vaste estensioni di brecciai caratterizzano le aree di quota: il loro diverso livello di consolidamento consente la presenza di associazioni vegetali molto differenziate. Da quelli molto consolidati, dominati dagli alti cespi della Festuca dimorpha, a quelli mobili con le caratteristiche Heracleum pyrenaicum subsp. orsinii e Isatis allionii. Piccoli frammenti di ghiaioni sono colonizzati da una vegetazione “speciale” dominata dal raro Ligusticum lucidum subsp. cuneifolium, accompagnato da altre specie rarissime in Abruzzo e presenti sulla Majella solo nella FDR, come Laserpitium gallicum e Inula bifrons.
Praterie secondarie xerofitiche e mesofile con Festuca robustifolia, Brachypodium genuense ed altre specie dei brometi sono presenti, talora con vaste estensioni, derivanti dall’antica distruzione della mugheta e della faggeta).
Tra gli habitat protetti dalla Direttiva UE Habitat, sono presenti nel territorio della Riserva:
4060 – Lande alpine e boreali.
5130 – Formazioni a Juniperus communis su lande o prati calcicoli.
*6110 – Formazioni erbose calcicole rupicole o basofile dell’Alysso-Sedion albi (habitat prioritario).
6170 – Formazioni erbose calcicole alpine e subalpine.
6210 – Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-Brometalia) (* importante presenza di orchidee, in questo caso prioritario)
8120 – Ghiaioni calcarei e scistocalcarei montani e alpini (Thlaspietea rotundifolii).
8130 – Ghiaioni del Mediterraneo occidentale e termofili.
8210 – Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica.
*8240 – Pavimenti calcarei (habitat prioritario).
8310 – Grotte non ancora sfruttate a livello turistico.
91AA – Boschi orientali di quercia bianca [= Quercus pubescens].
*9210 – Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex (habitat prioritario).
Flora
In un angolo del bosco di Macchialonga si rinviene un piccolo gruppo di betulle (Betula pendula), un relitto glaciale di una specie una volta più diffusa e diventato oggi molto rara sull’Appennino. Altra presenza importante è quella di un piccolo nucleo autoctono relitto di Pinus nigra subsp. nigra var. italica, specie molto frugale che vive sulle cenge e sulle rocce strapiombanti. Un’altra rarità botanica, presente in Abruzzo solo sulla Maiella e nel Parco Nazionale d’Abruzzo è la scarpetta di Venere (Cypripedium calceolus), specie strettamente protetta dalla Direttiva UE Habitat.
Fauna
La presenza di grandi bancate rocciose favorisce una ricca avifauna rupicola che comprende l’aquila reale, il falco pellegrino, il gracchio corallino, il gracchio alpino, il picchio muraiolo ed il rondone maggiore.