Come arrivare
Da Pennapiedimonte seguire la S.S. n. 263 verso Palombaro. Dopo circa 7 km, raggiunta la frazione Cantagufo, svoltare a destra in salita e percorrere per circa due chilometri una stretta stradina fino all’area picnic “la Valle”, da cui inizia il sentiero “G4” del Parco Nazionale della Majella.
Norme di fruizione della Riserva
La Riserva, interamente in Zona A di “Riserva Integrale” del P.N. della Majella, è di libera fruizione sulla rete sentieristica ufficiale del Parco ed è possibile camminare solo sui sentieri dotati di apposita segnaletica orizzontale e verticale. E’ vietato l’accesso alla Riserva fuori sentiero e l’accesso con cani, cavalli e qualsiasi mezzo meccanico.
Nella Riserva sono presenti tre Rifugi montani, in muratura, dei quali due aperti al pubblico e liberamente fruibili.
Attività in corso
l’intero territorio ricade nella Zona A di Riserva integrale del Parco Nazionale della Majella, per cui gli interventi sono limitati alla manutenzione ordinaria della rete sentieristica e della carrareccia che percorre buona parte del territorio della Riserva.
Breve descrizione della Riserva
La superficie della Riserva, pari a ha 1563, si estende da 450 a 2700 m circa, dal corso del Fiume Avello (sponda destra orografica) fino alla vetta del Monte Focalone, ed è caratterizzata da calcari e dolomie di piattaforma, tranne la parte settentrionale della Montagna d’Ugni propriamente detta, costituita soprattutto da calcilutiti, calciruditi e calcareniti, tutte rocce comunque molto permeabili. Il territorio, che ricade interamente nel bacino del Fiume Avello, affluente di sinistra del Fiume Sangro, si estende su ambedue i versanti della Montagna d’Ugni (m 2093) e su quelli settentrionali del Martellese (m 2259), di Cima delle Murelle (m 2596) e del Monte Focalone (m 2692), mentre il confine settentrionale è marcato dall’incassata Valle di Selvaromana, dove si trovano le sorgenti dell’Avello. Nella zona sommitale, tra le creste di Cima delle Murelle, Monte Focalone e Grotta del Cavone, sono presenti imponenti circhi glaciali relitti accompagnati da vaste morene e brecciai di circo, mentre ampie superfici di rupi sono diffuse a tutte le quote.
Il clima è molto variabile, a causa dell’enorme escursione altimetrica di oltre 2000 metri (da 450 a 2700 m s.l.m.). Spiccatamente mediterraneo-montano, tende al suboceanico oltre i 1300 metri circa di quota (dove trova per questo il suo optimum la faggeta) e al continentale freddo oltre i 1800-2000 metri (dove trova per questo il suo optimum la mugheta). A causa delle caratteristiche di grande permeabilità e fratturazione della roccia madre, il reticolo idrografico dell’area è limitato alle grandi forre della Valle di Selvaromana e dell’Inferno, mentre le acque meteoriche alimentano un imponente sistema carsico, che affiora a valle con numerose sorgenti che sgorgano nelle vicinanze dell’abitato di Pennapiedimonte, a ridosso dei confini occidentali della Riserva. All’interno del territorio della Riserva, una sorgente perenne è presente solo sul versante settentrionale della Montagna d’Ugni, nei pressi del primo Rifugio Forestale. L’area, posta nella parte nord-orientale del grande massiccio della Majella, occupa il versante destro orografico della valle del Fiume Avella e si trova per intero nel bacino idrografico del Fiume Sangro.
Il complesso demaniale di “Feudo Ugni” è stato acquisito dallo Stato nel 1957, sulla base di acquisto da privati. Ai sensi del D.M. del 29/12/1979, il complesso demaniale è stato trasferito alla Regione Abruzzo, divenendo Foresta Demaniale Regionale, amministrata dall’Ufficio Foreste Demaniali Regionali. Nel 1981, sull’intera superficie è stata istituita l’omonima “Riserva Naturale Orientata”, con D.M. del 15/09/1981, il cui territorio è stato poi compreso nel Parco Nazionale della Majella, istituito con Legge n. 394/1991 e perimetrato con D.P.R. del 05/06/1995.
Il bosco misto a carpino nero è stato governato a ceduo fino all’acquisizione nel 1957. Successivamente, è stato avviato un programma di invecchiamento. Nelle aree priva di copertura forestale, negli anni ’60 sono stati realizzati piccoli interventi di riforestazione, utilizzando soprattutto Pinus nigra, accompagnato da Pinus sylvestris, Alnus cordata, Ostrya carpinifolia e Carpinus orientalis. In alcune radure, sono stati anche piantati alberelli di rosacee dei generi Sorbus, Pyrus, Malus e Prunus. La faggeta è stata governata a ceduo composto fino all’acquisizione nel 1957. Successivamente, è stato avviato un programma di invecchiamento e, negli anni ’80, sono stati realizzati alcuni interventi di conversione ad alto fusto. Un intervento di introduzione dell’abete bianco, su piccola scala, è stato infine realizzato negli anni ’70.
I boschi di latifoglie, costituiti prevalentemente da faggio (550 ha) e da altre specie forestali (150 ha), ricoprono circa il 50% del territorio; tra il limite superiore della faggeta e le praterie di alta quota vegeta il pino mugo, formazione chiusa e compatta che occupa una superficie di circa 350 ha. La sua presenza è di grande interesse per la fitogeografia dell’Europa centro-meridionale e costituisce una rarità per l’Appennino, dove si rinviene in piccoli nuclei relitti solo in alcune località ristrette.
Diverse sono le testimonianze di un’antica frequentazione umana della zona. Nella Grotta Nera, cavità posta a circa 1500 m, con interessanti concrezioni plastiche dette “latte di monte” e pisoliti fossili, sono stati rinvenuti frammenti ceramici del tardo medioevo. La Grotta dei Faggi, a quota 1200 m in località impervia e di difficile accesso, scoperta solo nel 1988, è tra le più lunghe della Maiella (310 m) e presenta evidenti tracce antropiche (graffiti, lastricati e resti di bivacco) ed animali.
Habitat
A causa del grande sviluppo altitudinale e della continentalità climatica, sono presenti nella Riserva ben cinque fasce vegetazionali: (1) centro-europea, da 450 a 1000-1200 metri di quota, caratterizzata dal bosco misto a roverella (Quercus pubescens) e carpino nero (Ostrya carpinifolia); (2) subatlantica, da 1000-1200 a 1700-1800 metri, con le faggete termofila e microterma; (3) boreale, fino a 2100-2200 metri, con la più grande estensione di mugheta di tutti gli Appennini; (4) mediterraneo-altomontana, fino a 2400 metri, con le praterie primarie xerofitiche a Sesleria tenuifolia e Festuca robustifolia e quelle mesofile a Festuca macrathera; (5) alpica, fino alle massime elevazioni, con la tundra alpina a Kobresia myosuroides, Silene acaulis e Saxifraga speciosa. Da un punto di vista fisionomico, il bosco misto a Quercus pubescens e Ostrya carpinifolia occupa soltanto il 15% circa dell’intera superficie della Riserva (ed è presente solo nella fascia basale sui suoi confini orientali), la faggeta il 30% circa (cioè quasi tutto il versante settentrionale ed orientale della Montagna d’Ugni), la mugheta il 20% circa (soprattutto sulla sommità e sugli ampi pianori della Montagna d’Ugni e del Martellese) ed infine il restante 35% circa è coperto da praterie primarie e secondarie, tundra alpina, brecciai e rupi (presenti soprattutto nella zona occidentale della Riserva, oltre il limite degli alberi come vegetazione primaria e al di sotto come risultato dell’antica distruzione della faggeta e della mugheta).
Il bosco ceduo termo-xerofitico a roverella (Quercus pubescens), è ben rappresentato, anche se molto frammentato e in condizioni di solo iniziale rigenerazione, a causa dell’esagerato sfruttamento del passato (gli ultimi tagli risalgono appena al 2010). Insieme alla roverella, vi si trovano il carpino nero (Ostrya carpinifolia), l’orniello (Fraxinus ornus), l’acero d’Ungheria (Acer obtusatum) e il carpino orientale (Carpinus orientalis). Nei biotopi più freschi, anche se a quote modeste, domina il carpino nero, accompagnato da specie mesofile come il frassino meridionale (Fraxinus oxycarpa) e il tiglio (Tilia cordata), nonché da specie di faggeta come Mycelis muralis, Hepatica nobilis, Daphne laureola e Digitalis micrantha. In quello più secchi ed assolati, oltre che in ambienti rupestri, è presente anche il leccio (Quercus ilex), accompagnato da altre specie mediterranee come l’appariscente valieranacea Centranthus ruber.
Oltre i 1000-1200 metri di quota, sono presenti grandi estensioni di faggeta termofila. Si tratta per lo più di formazioni cedue molto povere, con solo qualche tratto più integro di ceduo invecchiato. Vi sono anche presenti sporadicamente piccoli alberi di tasso (Taxus baccata) e di agrifoglio (Ilex aquifolium). Il rado sottobosco è caratterizzato da Luzula sylvatica, Hepatica nobilis e Daphne laureola. Nei biotopi più freschi e con suolo più profondo, sono presenti anche specie più esigenti come Sambucus nigra, Asperula taurina, Senecio fuchsii e, nei recessi ombrosi, la caratteristica felce Phyllitis scolopendrium. Oltre i 1400 metri di quota, la faggeta assume aspetti microtermi, con un diverso e più ricco sottobosco caratterizzato da specie tipiche come Polystichum aculeatum, Cardamine enneaphyllos, Adenostyles alliariae, Prenanthes purpurea e Actaea spicata.
Ma la formazione vegetazionale più caratteristica e preziosa della Riserva è la boscaglia a pino mugo, che copre una superficie totale di circa 350 ha. Si tratta di un ecosistema relitto del periodo freddo post-glaciale, rimasto sugli Appennini Centrali solo sulla Majella e alla Camosciara. I mughi sono presenti, all’interno della faggeta e nelle aree più rocciose, già da 1600 metri di quota, per formare un vero e proprio bosco prostrato da 1700-1800 a 2200 metri di quota. Le piante più rustiche, isolate, riescono a sopravvivere fino alla ragguardevole quota di 2590 metri, vero record per la specie. Solo poche specie erbacee riescono a vivere sotto la fittissima copertura dei mughi, tra le quali le delicate Orthilia secunda e Valeriana montana e l’iperico (Hypericum richeri).
Solo nella zona sommitale della cresta Martellese-Murelle, su suoli primitivi e ricchi di scheletro calcareo, sono presenti piccoli lembi di praterie primarie xerofitiche discontinue a Sesleria tenuifolia, cioè la vegetazione naturale tipica della fascia di altitudine di tutti gli Appennini calcarei. Presenti anche, in tutta la zona di alta quota sulle superfici più pianeggianti e meno povere di suolo, piccole estensioni di praterie primarie xerofitiche discontinue a Festuca robustifolia o mesofile continue a Festuca macrathera. In questa fascia vegetazionale sono diffuse specie rare e localizzatissime, come l’Oxytropis pyrenaica, la Vitaliana primuliflora ssp. praetutiana, l’Aubrieta columnae e la Dryas octopetala.
Piccolissimi lembi di tundra alpina a Kobresia myosuroides sono presenti solo sulla stretta cresta Monte Focalone – Cima delle Murelle, in biotopi fortemente ventosi e con intensi fenomeni crionivali. Anche qui sono diffuse specie rare e localizzatissime, come la stella alpina appenninica (Leontopodium nivale), l’Artemisia petrosa ssp. eriantha, il Papaver julicum e la Valeriana saliunca.
Molto estesa la superficie caratterizzata da rupi, brecciai e praterie secondarie, queste ultime spesso presenti con elevatissima biodiversità ed alta copertura vegetale. Le rupi più fresche e poste a quote modeste sono ricoperte da fitti popolamenti dell’endemica Campanula fragilis subsp. cavolinii, dalle rosette della crassulacea Saxifraga lingulata e dai fitti cespi di Potentilla caulescens e Minuartia graminifolia. Presenti anche, sporadicamente, le endemiche e rare specie rupicole Campanula tanfanii e Ptilotrichum cyclocarpum. Quelle di alta quota, invece, sono caratterizzate dalla sparsa colonizzazione da parte dell’endemica Potentilla apennina e da altri importanti endemismi, tra i quali spicca la Primula auricula. Vaste estensioni di brecciai caratterizzano le aree di quota: il loro diverso livello di consolidamento consente la presenza di associazioni vegetali molto differenziate. Da quelli molto consolidati, dominati dagli alti cespi della Festuca dimorpha, a quelli mobili con le caratteristiche Heracleum pyrenaicum subsp. orsinii e Isatis allionii. Piccoli frammenti di ghiaioni sono colonizzati da una vegetazione “speciale” dominata dal raro Ligusticum lucidum subsp. cuneifolium, accompagnato da altre specie rarissime in Abruzzo e presenti sulla Majella solo nella FDR, come Laserpitium gallicum e Inula bifrons.
Praterie secondarie xerofitiche e mesofile con Festuca robustifolia, Brachypodium genuense ed altre specie dei brometi sono presenti, talora con vaste estensioni, soprattutto sul versante settentrionale della Cima delle Murelle, a Ovest dell’incisione della Valle dell’Inferno (derivanti dall’antica distruzione della mugheta e della faggeta) e sulla cresta nord-orientale della Montagna d’Ugni (derivanti dall’antica distruzione della mugheta, ove è anche diffuso il raro e sorprendente Senecio capitatus).
Presenti anche numerose grotte, la più importante e nota è la Grotta Nera (o “Grotta de Mammuccille”), caratterizzata da rare concrezioni bianche somiglianti a pupazzi (i “Mammuccilli” indicati sulle carte topografiche), specie rarissime come Aquilegia magellensis e Corydalis ochroleuca e rara fauna troglobia (prima fra tutte, una nuova specie di Coleottero Curculionide, descritta proprio in questo sito).
Tra gli habitat protetti dalla Direttiva UE Habitat, sono presenti nel territorio della Riserva:
4060 – Lande alpine e boreali.
*4070 – Boscaglie di Pinus mugo e Rhododendron hirsutum (Mugo-Rhododendretum hirsuti) (habitat prioritario).
5130 – Formazioni a Juniperus communis su lande o prati calcicoli.
*6110 – Formazioni erbose calcicole rupicole o basofile dell’Alysso-Sedion albi (habitat prioritario).
6170 – Formazioni erbose calcicole alpine e subalpine.
6210 – Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-Brometalia) (* importante presenza di orchidee, in questo caso prioritario)
8120 – Ghiaioni calcarei e scistocalcarei montani e alpini (Thlaspietea rotundifolii).
8130 – Ghiaioni del Mediterraneo occidentale e termofili.
8210 – Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica.
*8240 – Pavimenti calcarei (habitat prioritario).
8310 – Grotte non ancora sfruttate a livello turistico.
91AA – Boschi orientali di quercia bianca [= Quercus pubescens].
*9210 – Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex (habitat prioritario).
Flora
La flora comprende numerosissime specie endemiche, rare o protette. Pur non esistendone ancora uno studio completo, è stata finora accertata la presenza di circa 1400 specie vegetali vascolari. Da evidenziare, la presenza delle rarissime e endemiche Aquilegia magellensis, Pinguicula fiorii, Soldanella minima subsp. sannitica, Artemisia petrosa subsp. eriantha e della stella alpina appenninica (Leontopodium nivale). Androsace mathildae e Adonis distorta sono anche protette dalla Direttiva Habitat dell’Unione Europea. Presente anche la rarissima Campanula spicata.
Fauna
La fauna comprende mammiferi protetti dalla Direttiva Habitat e in pericolo di estinzione come l’orso e il lupo, grandi ungulati come il cervo, il capriolo e il camoscio, uccelli rari e protetti come l’aquila reale, il falco pecchiaiolo, il piviere tortolino, il picchio dorsobianco, il merlo dal collare, il crociere, il fringuello alpino, il gracchio corallino e quello alpino, nonché la rarissima vipera dell’Ursini, anch’essa strettamente protetta dalla Direttiva Habitat. Presenti anche varie specie endemiche di alcuni ortotteri atteri di alta quota (Podismini) e il raro e minacciato lepidottero Parnassius apollo (protetto a livello europeo).