Come arrivare
Il territorio della riserva è raggiungibile da Follonica attraverso la SR 439 “Massetana”, in direzione Massa Marittima, deviando a sinistra al km 4 sulla strada interpoderale che conduce alla “Fornace di carbone”. Da qui, percorrendo a piedi il viale parafuoco che attraversa il Parco Interprovinciale di Montioni che conduce alla “Pievaccia”, si giunge al limite dell’area protetta. La Riserva non è visitabile, ma è possibile costeggiarne il perimetro percorrendo per un tratto il viale parafuoco e successivamente sentieri pedonali.
Norme di fruizione della Riserva
Il regime di tutela integrale non consente alcuna fruizione della Riserva. L’accesso vi è consentito solo per compiti gestionali, amministrativi e di sorveglianza, oltre che per la conduzione di studi e ricerche, e comunque previa autorizzazione del Reparto CC Biodiversità di Follonica.
Centro Visita/Musei
Nessuno
Attività in corso
Monitoraggio strutture forestali in aree permanenti. Monitoraggio del lupo nell’ambito del piano nazionale di monitoraggio della specie. Monitoraggio opportunistico avifauna. La Riserva è sede di attività connesse con il progetto LIFE ESC360. Vigilanza e controllo del territorio
Breve descrizione della Riserva
L’area protetta, individuata già nel 1961 dal Consiglio d’Amministrazione dell’Azienda di Stato per le Foreste Demaniali (ASFD), è stata istituita con D.M. nel 1971. Seconda Riserva naturale integrale italiana (l’individuazione segue di due anni l’atto interno dell’ASFD di individuazione della prima Riserva integrale italiana, quella di Sasso Fratino, nell’Appennino forlivese), Poggio Tre Cancelli è situata nella parte nord occidentale della provincia di Grosseto e si estende per 99 ettari (49 dei quali costituiscono la zona di protezione) interamente nel territorio comunale di Follonica. Per lungo tempo i boschi del comprensorio, di proprietà del Granducato di Toscana, hanno fornito combustibile ai forni di fusione del ferro di Follonica, gestiti direttamente dal Governo Granducale attraverso l’Amministrazione della “Magona del ferro”, successivamente confluita nella “R. Amministrazione delle Miniere e Fonderie del Ferro”. Nel 1871 la foresta, in virtù della legge sulle “foreste inalienabili”, fu inserita nelle proprietà del Regno d’Italia, sotto le dipendenze del Ministero dell’Agricoltura, industria e del Commercio.
I boschi attuali derivano dal governo a ceduo a turni relativamente brevi, per la produzione di legna da ardere e carbone. Vecchi stradelli conducono alle aie carbonili ancora visibili. I tagli di utilizzazione sono cessati nel 1948, anno in cui fu percorsa da taglio del ceduo con rilascio di matricine una porzione dei boschi nella parte periferica della attuale riserva. L’ultimo taglio, effettuato dai F.lli Bernabei nel 1947/48, diede una produzione di 16.200 mst. di legna da cui si ottennero 5.500 m3 di carbone. Da allora il bosco è lasciato all’evoluzione naturale.
La Riserva è interamente compresa nel perimetro del Parco Interprovinciale di Montioni ed è quindi immersa in all’interno di una area boscata molto più estesa, non presentando soluzioni di continuità con quest’ultima. Infatti, il Parco interprovinciale di Montioni si estende per circa 6500 ettari tra le province di Livorno e Grosseto e appartiene per gran parte al Patrimonio Agricolo e Forestale della Regione Toscana.
La finalità istitutiva della Riserva Integrale è la tutela della biodiversità attraverso la conservazione di habitat e il monitoraggio della dinamica evolutiva di popolamenti forestali mediterranei indisturbati. La sentieristica all’interno della Riserva è oggi totalmente residuale.
Il territorio dell’area protetta, nelle vicinanze del mare del golfo di Follonica, è caratterizzato un profilo basso collinare con modeste elevazioni, fra 140 e 280 m s.l.m.. I modesti rilievi si alternano a zone di impluvio, caratterizzate da maggiore umidità ed accumulo di suolo Il substrato geologico è rappresentato da conglomerati rossastri a matrice argilloso-sabbiosa del Miocene.
La foresta è caratterizzata da un bosco ceduo invecchiato a predominanza di leccio (Quercus ilex), in buono stato di conservazione. Più in dettaglio, la vegetazione è costituita da facies a macchia mediterranea in progressiva evoluzione verso la lecceta, caratterizzate da una certa complessità strutturale. La compagine forestale mostra i primi segni di evoluzione verso stadi di maturità, con presenza di sporadiche piante monumentali di leccio e di cerro-sughera (Quercus crenata). Accanto a grandi piante schiantate si osserva inoltre frequente rinnovazione da seme in un contesto naturalistico caratterizzato da progressivo accumulo di necromassa legnosa nei vari stadi strutturali e di degradazione. La vegetazione a sclerofille mediterranee si arricchisce di specie decidue termofile nei versanti settentrionali e orientali e lungo i compluvi, dove compaiono frequentemente il cerro, l’orniello, il sorbo domestico, l’acero trilobo e il ciavardello. Nelle plaghe più fresche si incontra il carpino nero (Ostrya carpinifolia) e, occasionalmente, il carpino bianco (Carpinus betulus). La foresta in evoluzione naturale offre un piano dominato e discontinuo edificato da specie della macchia, più frequenti e rigogliose nelle parti altre dei versanti, ove si trovano grandi corbezzoli e filliree, cui si accompagno lentisco, viburno, mirto, alaterno, smilace, pungitopo, ciclamino ed eriche. Lungo i margini del bosco e nei pratelli xerici, numerose specie terofitiche arricchiscono la diversità floristica della riserva.
Habitat
Il sito risulta interamente boscato. Gli habitat interessati comprendono per il 70% foreste sempreverdi, per il 10% foreste caducifoglie e per il 20% altre formazioni forestali.
È presente l’habitat protetto dalla Direttiva UE Habitat 9340 – Foreste di Leccio (Quercus ilex), con anche la sottospecie rotundifolia.
Flora
L’elemento arboreo dominante è il leccio che si ritrova sia come matricina che come polloni ormai affrancati. Negli impluvi prevale la fisionomia arborea, ed i lecci si accompagnano a grossi cerri (Quercus cerris), carpini neri (Ostrya carpinifolia), roverelle (Quercus pubescens) e sughere (Quercus suber), mentre le specie più esigenti di luce quali il corbezzolo (Arbutus unedo) o le eriche (Erica spp.) tendono a regredire. Diverso il caso dei versanti e dei crinali, dove sono ancora presenti le specie tipiche della macchia, corbezzolo in testa, ma anche fillirea (Phillyrea spp.) ed eriche, ancora con portamento arbustivo. La scarsissima quantità di luce che filtra al terreno non consente l’affermazione di un sottobosco o di uno strato erbaceo continuo.
Fauna
Un tempo completamente recintata, la Riserva è collegata oggi all’ambiente esterno senza soluzione di continuità. Vi si trovano alcuni ungulati, primo fra tutti il cinghiale (Sus scrofa), ma anche il capriolo (Capreolus capreolus), che prediliga gli spazi aperti. Frequenti i piccoli mammiferi, i mustelidi e la volpe (Vulpes vulpes). Negli ultimi anni è accertata la presenza del lupo, specie protetta dalla Direttiva UE Habitat, oggetto di un monitoraggio specifico nell’area,
Gli uccelli frequentano abbondantemente la Riserva, dai rapaci tipici quali allocco, civetta, assiolo, poiana, gheppio, ai picchi, tortore, cuculi, cinciallegre e usignoli. La Riserva è frequentata anche dai rettili, sia ofidi che sauri.