Carabinieri

Raggruppamento Carabinieri Biodiversità

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Foresta Demaniale Sila Grande

Foresta Demaniale Sila Grande

Regione

Calabria

Luogo

Casali del Manco, Spezzano Sila, Longobucco, San Giovanni in Fiore (Cosenza)

Info

Anno di istituzione: 1878

Superficie (in ha): 5.874 ettari

Proprietà dei terreni

demanio statale

Aree Protette Sovrapposte

Parco Nazionale della Sila, per intero;

sito MAB UNESCO “Sila”, per intero;

ZPS IT9310301 “Sila Grande”, per intero;

ZSC: Bosco di Gallopane codice IT9300070, per intero, ha 159;

ZSC: Cozzo del Principe codice IT9300079, per intero, ha 61;

ZSC: Pineta del Cupone codice IT9300083, per intero, ha 703;

ZSC: Pianori di Macchialonga codice IT9300084, per intero, ha 300;

ZSC: Arnocampo codice IT9300081, per intero, ha 324;

ZSC: Vallone Freddo codice IT9300071, per intero, ha 70

Come arrivare

Le strade di accesso più importanti sono la ex SS 177 da Camigliatello Silano per Longobucco, la SS 107 che collega Camigliatello Silano con Crotone sullo Jonio(SS 106), Cosenza lungo l’autostrada A2 e Paola sul Tirreno(SS18).

Norme di fruizione della Riserva

La Foresta, attraversata per tutta la sua lunghezza da un reticolo di strade provinciali, è raggiungibile dagli escursionisti solo a piedi; gli automezzi di ogni tipo possono accedere nella porzione demaniale solo dopo preventiva autorizzazione dell’Ente Parco e dell’Ente proprietario. L’area è dotata di una efficiente rete viaria rotabile da cui si dipartono sette sentieri ufficiali adeguatamente segnalati e cartografati.

Centri Visita / Musei

Ai margini della foresta, sulle rive del Lago Cecita, vi è il Centro Visita di Cupone dotato di un sentiero didattico-naturalistico, con recinti faunistici che ospitano esemplari di lupo, daino, cervo, capriolo. Altre strutture per la divulgazione ambientale del Cupone comprendono un “Giardino geologico” e un “Orto botanico”, entrambi attrezzati per disabili, una biblioteca, una sala convegni e un museo naturalistico.

Localizzazione

Coordinate Geografiche Centro Visita Cupone: N 39° 23’ 01” – E 16° 32’ 50”

Orario di apertura Museo

09:00 – 19:00 periodo estivo, 09:00 – 17:00 periodo invernale (temporaneamente solo su prenotazione causa emergenza Covid 19).

Attività in corso

Ricerche scientifiche e monitoraggio ecologico in collaborazione con l’Ente Parco Nazionale della Sila, manutenzione rete sentieristica, educazione ambientale, promozione e divulgazione politiche ambientali, attività di prevenzione AIB e primo intervento AIB nelle aree demaniali.

La Sila Grande, l’antica “Sylva Brutia” dei romani, è stata molto sfruttata nel passato ed è stata oggetto di numerose contese (nel 270 a.C. il Senato Romano, dopo la sconfitta di Pirro e dei Bruzi, confiscarono tutti i territori dei Bruzi, tra questi la Sila e li accorparono all’ager publicus, dando origine alla prima forma di Demanio dello Stato in Sila). Ricca anche di granito, forniva alberi adatti all’edificazione di case e ad allestimenti navali: i grandi alberi, tagliati fino al ceppo in un unico pezzo e spediti via mare, rifornivano l’Italia e le colonie greche e romane. In epoca normanna, la Sila divenne proprietà dello Corona e dal 1185 in poi venne divisa in Sila Badiale (territorio affidato all’ordine monastico Florense, fondato dal calabrese abate Gioacchino da Fiore e alla nascente Badia di San Giovanni in Fiore allo scopo di ripopolare le terre inospitali della Sila) e in Sila Regia (ad esclusivo uso della corona regia). Molti terreni furono destinati all’agricoltura ed al pascolo. Nel 1600, per porre un freno alle usurpazioni si istituirono le cosiddette “Camere chiuse”: zone boscate nelle quali era proibito a chiunque di “legnare” poiché il legname era destinato per le costruzioni navali. Nel 1878 con la legge n. 3124, che rappresenta una delle prime leggi di tutela dei boschi, le Camere chiuse divennero demanio dello Stato. Da tali terreni ha preso origine l’attuale demanio denominato “Sila Grande”, gestito dall’allora Azienda di Stato per le Foreste Demaniali, poi Ufficio Territoriale per la Biodiversità del Corpo Forestale dello Stato di Cosenza ed oggi Reparto Carabinieri Biodiversità di Cosenza.

Dal punto di vista litologico la Sila Grande è caratterizzata dalla presenza di un basamento cristallino complesso del Paleozoico, costituito da rocce ignee a composizione variabile tra la quarzo-diorite, la quarzo-monzonite e il granito e da rocce metamorfiche tra cui filladi, gneiss e scisti. I graniti sono interessati da intensi processi di alterazione e si presentano come rocce incoerenti, con granulometrie assimilabili a quelle di un sabbione, così come anche le rocce metamorfiche sono spesso intensamente fratturate e degradate. I suoli che ne derivano sono caratterizzati da un orizzonte di superficie di colore bruno scuro, ricco di sostanza organica, abbastanza soffice e con basso grado di saturazione in basi, la cui formazione è favorita da specifiche condizioni climatiche che consentono una buona disponibilità di acqua durante il ciclo vegetativo. Lo scheletro è da comune a frequente, la tessitura grossolana e presentano reazione acida. La morfologia è caratterizzata da morbidi versanti montuosi, fittamente boscati, con culmini che raggiungono quote comprese tra i 1700 e i 1900 metri. Tra le varie dorsali si stendono ampie valli fluviali con pascoli e praterie a quote medie di circa 1000 metri con i tre laghi artificiali, imbriferi, Cecita, Arvo ed Ampollino, creati per scopi prevalentemente idroelettrici. 

Tutto l’ambiente silano è ideale per lo sviluppo della foresta, che vede il predominio del pino laricio e del faggio. La Sila è una delle aree della penisola italiana a massima priorità per la conservazione della biodiversità, sia per la presenza di un elevato numero di specie di interesse conservazionistico, sia perché vi si trovano popolazioni consistenti di specie in forte declino nelle altre aree del Paese, sia, soprattutto, per la elevatissima variabilità genetica delle popolazioni calabresi della maggior parte delle specie conosciute.

L’altipiano silano è situato in una posizione peculiare sia dal punto di vista geografico che geologico. Esso costituisce la parte più rilevata (insieme all’Aspromonte) della “zolla calabro-peloritana”, in sostanza un pezzo di Alpi che nel corso di molti milioni di anni è migrato attraverso il Mediterraneo, dalla Provenza, innestandosi fra il Pollino e la Sicilia.

La roccia è costituita soprattutto da graniti molto antichi e degradati, che danno luogo ad una idrografia superficiale molto più accentuata che nel resto dell’Appennino meridionale, generalmente calcareo, e la ricchezza di acque accentua, insieme alla natura della roccia, la nota freddo-umida del clima. Questa peculiarità climatica favorisce la sopravvivenza di specie animali e vegetali diffuse nel centro e nel Nord dell’Europa, che su questo altipiano trovano spesso il loro limite meridionale di distribuzione.

Habitat

Tra gli habitat della Direttiva UE Habitat, quelli ben rappresentatie maggiormente presenti sulla Sila sono indubbiamente quelli forestali, vale a dire: 

1) l’habitat 9530* Pinete (sub-)mediterranee di pini neri endemici, 

2) l’habitat 9220* dei Faggeti degli Appennini con Abies alba e/o con Abies nebrodensis

Si tratta di due tipologie forestali sud-appenniniche che proprio sulla Sila trovano  la loro massima espressione, sia per estensione che per rappresentatività e stato di conservazione.  Le  pinete  a  Pinus nigra  ssp.  calabrica  (noto  anche come  Pinus  laricio),  entità  endemica  dei  rilievi  silicei  dell‟Appennino  calabrese  e  dell’Etna, sono  comunque  l’elemento  più  caratterizzante  il  paesaggio  silano e  rivestono anche un importante significato biogeografico ed  ecologico. Si tratta infatti  di un elemento vegetazionale peculiare legato alla complicata storia geologica di questo territorio, alle attuali caratteristiche litologiche e climatiche ed anche alla millenaria azione dell‟uomo che ne influenza le tendenze dinamiche.

Altro  elemento  di  pregio,  considerato  di  interesse  prioritario  dalla  Direttiva Habitat, è costituito dalle faggete meridionali (habitat 9210* e 9220*). Esse, infatti, sono  il  risultato  della  mescolanza  di  elementi  tipicamente  centroeuropei  che,  al limite meridionale del loro areale,  entrano in  contatto con  entità tipicamente oro-mediterranee dando origine ad associazioni vegetali anche in questo caso di grande importanza biogeografica e conservazionistica. Particolarmente significativi in Sila sono  gli  aspetti  già  menzionati  di  faggio  misto  ad  Abete  bianco  (habitat  9220 Faggeti degli Appennini  con Abies alba  Miller e faggeti con Abies nebrodensis).

Altro  elemento  caratterizzante la Rete Natura  2000  della Sila è quello legato all’idrologia di  questo territorio. Dal  punto di vista botanico le  acque superficiali di  questo territorio danno  origine  ad  un  complesso  di  vegetazione  idro-igrofila  ricco  e diversificato. 

Questo complesso, intersecandosi  con  la  vegetazione  forestale dominante, rappresenta un elemento del paesaggio particolarmente significativo, oltre ad essere un serbatoio di  biodiversità estremamente ricco. Molte fitocenosi presenti sono  riferibili  ad  habitat  di  interesse  comunitario  come  le  ontanete  ad  Alnus glutinosa riferite all’habitat 91E0 (*Foreste alluvionali di Alnus glutinosa e Fraxinus excelsior) o i nardeti (habitat 6230* – formazioni erbose a Nardus, ricche di specie, su substrato  siliceo  delle  zone  montane).

Si tratta in alcuni casi di tipologie di habitat più tipiche della zona temperata centro-europea, che qui acquistano un significato relittuale di alto pregio. Sicuramente in questo senso vanno interpretate le fitocenosi riferite agli habitat 7140 “Torbiere di transizione e  instabili” e 6410 “Praterie con Molinia su terreni calcarei, torbosi o argilloso-limosi (Molinion caeruleae)”.

Tali habitat  ospitano  un  ricco  contingente  di  specie  vegetali  a  distribuzione settentrionale, giunte  a questa  latitudine durante  le glaciazioni,  e che  attualmente hanno una distribuzione molto frammentata e le cui popolazioni silane sono spesso estremamente  isolate  dall’areale  principale  del  taxon,  quali  ad  esempio  Scirpus sylvaticus, Ludwigia palustris, Limosella aquatica. Per specie quali Viola palustris e Caltha palustris, la Sila rappresenta anche il limite meridionale del loro areale di distribuzione

Altra tipologia di  vegetazione peculiare  del territorio silano è rappresentata dalle formazioni  ad  arbusti  nani  spinosi  a  dominanza  di  Astragalus  parnassi  ssp. calabricus e Cytisus spinescens, riferibili all’habitat 4090 “Lande oro-mediterranee endemiche  a  ginestre  spinose”, con l’esclusività  della  presenza  dell’Astragalo calabro, endemico della Sila.

Flora

Pur essendo pochissime le specie vegetali incluse nell’allegato II della Direttiva Habitat  presenti  in  Calabria,  non  mancano  in  questo  territorio  entità  di  pregio naturalistico di rilievo europeo.  Un esempio fra tutti è rappresentato da Lereschia thomasii,specie  appartenente  ad  un  genere  monospecifico,  isolato tassonomicamente (probabile relitto terziario), presente  diffusamente negli habitat rivulari montani della Sila e degli altri rilievi calabresi.

Fra le altre vegetali di interesse conservazionistico si citano:

Specie

Nome italiano

note

Lindernia procumbens

 

Areale disgiunto

Listera ovata

   

Ludwigia palustris

   

Neottia nidus avis

   

Orchis laxiflora

   

Orchis morio

   

Polygonatum odoratum

   

Pyrola minor

   

Ranunculus  flammula

   

Ranunculus fontanus

   

Ranunculus polyantemus ssp. Thomasii

   

Rynchocorys elephas

   

Rosa viscosa

 

Endemica della Sila

Saponaria calabrica

   

Shoenoplectus supinus

 

Areale disgiunto

Seseli peucedanoides

   

Sphagnum denticulatum Brid. var. rufescens

   

Sphagnum subsecundum Nees var. subsecundum

   

Soldanella calabrella

 

Endemica della Calabria

Sparganium emersum

   

Veronica austriaca ssp. austriaca

   

Veronica scutellata

   

Viola palustris

   

Viola parvula

 

Limite d’areale

Fauna

Sebbene gli aspetti faunistici  della  Sila  abbiano sempre goduto  complessivamente  di  notevole attenzione da parte dell’ambiente scientifico nazionale, a tutt’oggi la fauna dell’altipiano è nota in modo frammentario, come risultato di uno sforzo compiuto da molti appassionati, prevalentemente entomologi, erpetologi e ornitologi.

Sicuramente l’aspetto più interessante della fauna è costituito dagli insetti, infatti per l’altopiano della Sila è accertata la presenza di circa 3000 specie di invertebrati, ma è presumibile che il massiccio montuoso ne ospiti circa 15.000.Le famiglie più rappresentate sono quelle dei Curculionidi e dei Carabidi, con rispettivamente  il  12%  ed  il  9%  delle  specie  censite. La montagna calabrese è da ricollocare fra i grandi ed importanti rifugi plio/pleistocenici del Mediterraneo e la sua fauna sapro-xilofaga si distingue per l’antichità della caratterizzazione genetica, isolamento geografico e buono stato di conservazione. In particolare la foresta silana rappresenta uno dei più importanti rifugi europei-mediterranei della biodiversità forestale. È poi da sottolineare come la Sila ospiti circa il 35% delle specie endemiche o limitate alla Calabria, vale a dire 25 specie su 68, nonché altre 89 specie endemiche dell’Italia, in gran parte a distribuzione appenninica, se non addirittura limitata all’Italia meridionale e/o al complesso della penisola calabrese e della Sicilia orientale, quindi alla “zolla” calabro-peloritana. Un indicatore ecologico importante dell’ambiente forestale è rappresentata dai Coleotteri sapro-xilofagi, che costituiscono in molti casi elementi di pregio, in quanto coinvolti negli equilibri ecologici della demolizione delle necromasse legnose o per la loro intrinseca rarità o perché elencate a vario titolo nella Direttiva Habitat. Al riguardo, di particolare interesse sono le specie saproxiliche legate ai vecchi alberi di foreste vetuste. Di particolare rilievo sono: il coleottero Osmoderma italica, Cetonide appartenente allo stesso genere di Osmoderma eremita, emblema dello stato di conservazione delle foreste europee, specie della Direttiva Habitat ad alta priorità di conservazione.  A  causa  della  rarità  delle condizioni ambientali favorevoli al suo ciclo biologico, legato ad alberi di almeno 200 anni di età e provvisti di vistose cavitazioni nel fusto, Osmoderma costituisce uno degli elementi di maggior pregio dei vecchi castagneti e querceti residui. Molto rilevante è anche la presenza di Rosalia alpina, inclusa nell’allegato II della Dir. Habitat e nel Libro Rosso come “minacciata” (class. IUCN: LC).

Un discorso a parte e da approfondire meritano i coleotteri del genere Cucujus, che costituiscono forse l’elemento più prezioso dell’habitat forestale della Sila Grande, in quanto indissolubilmente legati alla foresta di Pino laricio calabrese. Si tratta di importantissimi indicatori ecologici, poiché con la loro presenza nelle pinete testimonia l’esistenza di altre specie legate tra loro dalle stesse esigenze ecologiche. I Cucujus, infatti, vivendo sotto le cortecce dei  pini  abbattuti  da  cause  naturali,  provvedono  a regolare la densità delle popolazioni degli insetti saproxilici, cioè di tutte quelle specie, molto numerose, che attaccano le cortecce ed il legno dei pini morti o deperienti. Le loro  larve, dal corpo appiattito, pattugliano lo spazio libero fra corteccia e legno, attaccando quelle degli insetti che si nutrono di legno morto o dei funghi in esso diffusi, abbattendo il numero di altri coleotteri molto aggressivi verso il pino, come gli Scolitidi del genere Ips. Accurati censimenti svolti dall’Ente Parco Nazionale della Sila hanno permesso di costatare come la foresta silana sia sede della più importante popolazione italiana di Cucujus cinnaberinus, presente per il resto solo in poche località del Cilento e del Piemonte, dove sembra essere riapparso in numero molto limitato di individui. Legato a consorzi forestali maturi e continui e definito “specie ombrello” della subcomunità saproxilica, Cucujus cinnaberinus è incluso nella Convenzione di Berna, nell’allegato A del CITES, negli allegati  II e IV della direttiva Habitat ed è considerato specie minacciata dall’IUCN.Nel cuore della foresta silana si ritrova anche la seconda specie italiana di questo genere, il Cucujus  haematodes.  Questa seconda entità mostra una diffusione altrettanto importante  della prima, con la  differenza che per haematodes la popolazione silana  sembra essere l’unica vitale in tutta Europa. Attualmente le uniche popolazioni consistenti di questa specie in tutta l’Eurasia sono presenti nell’estremo oriente dell’ex Unione Sovietica ed in Calabria. L’I.U.C.N. nella sua nuova lista rossa ha riclassificato Cucujus haematodes come specie in grave pericolo (“critically endangered”). La terza specie europea è il Cucujus tulliae, di recente riscontrato in Sila, probabile endemismo strettamente calabrese originatosi durante una fase fredda dell’epoca glaciale, a partire da popolazioni isolate di C. haematodes. Nelle aree umide di alta quota (sfagnete, cariceti e prati umidi), tra i Carabidi strettamente legati a questo ambiente è da segnalare Loricera pilicornis

Per quanto riguarda gli altri insetti, fra i Lepidotteri si riportano 739 le specie di macrolepidotteri (farfalle diurne e falene) sinora segnalate, di cui una è endemica silana: Itame messapiaria. Molte di esse trovano nella Sila il limite meridionale alla loro distribuzione. Le specie protette dalla Direttiva Habitat sono sei: Callimorpha quadripunctaria, Melanargia arge, Maculinea arion, Zerynthia polyxena, Parnassius mnemosyne, Parnassius apollo

I  Rafidiotteri, infine,  costituiscono  un  piccolo  ordine  di  Insetti  corticicoli  una  volta incluso nei Neurotteri e caratterizzati da ali reticolate ed un protorace allungato, che ha  valso loro il nome  di mosche-serpente. Le  larve vivono da  predatrici sotto le cortecce, gli  adulti sono  mediocri volatori, si  tratta di  forme ben note allo stato fossile e poco numerose quanto a specie. Di particolare importanza è la Calabroraphidia renatae, in quanto costituisce l’unico  genere  endemico silano,  ritenuto dagli  studiosi una forma isolata ed arcaica,  anche dal punto di vista delle affinità  sistematiche. 

Altri invertebrati di  interesse  conservazionistico,  pur  non  essendo  inseriti  in  liste  di protezione, sono le 24 specie che presentano una distribuzione geografica endemica o  esclusiva  della  Calabria. Tra  queste  ritroviamo  l’Omottero Cicadellide Adarrus  calabricus,  l’Ortottero  Acridide  Chrysochraon  beybienkoi, i Plecotteri Protonemura italica e Leuctra silana, il coleottero Idrofilide Enochrus calabricus, endemismi ristretti all’altipiano della Sila.

Contrariamente a quanto visto per gli insetti, il comparto ittico è certamente il più  compromesso fra  quelli faunistici ad opera di ripetute immissioni di  specie non idonee o alloctone. Fra le specie di importanza comunitaria sono da  segnalare  la  trota  mediterranea, Salmo (trutta) macrostigma,  la rovella Rutilus  rubilio e  il cobite  Cobitis taenia. A essi va aggiunto, quale indicatore di naturalità, lo spinarello.

Gli Anfibi  e  i  Rettili  presenti  nel  territorio  della  Sila rappresentano il  78% delle  specie presenti  nell’intera regione, che  assommano  in totale a 12 specie di Anfibi e 16 di Rettili, quindi 10/12 e rispettivamente 11/16. Al riguardo di alto valore conservazionistico sono Bombina  pachypus  (Ululone  appenninico),  Triturus  carnifex  (Tritone  crestato italiano), Salamandrina terdigitata (Salamandrina dagli occhiali), Lacerta bilineata (Ramarro  occidentale),  Anguis  fragilis  (Orbettino),  Natrix  tessellata  (Natrice tassellata) e Zamenis lineatus (Saettone occhi rossi), tutte specie protette dalla Direttiva Habitat.

La varietà  degli  ambienti  presenti  nella Sila Grande,  insieme  alle  estese formazioni forestali in buono stato di conservazione, favoriscono anche una comunità  ornitica  ben  diversificata, composta alla  stato attuale  delle conoscenze da  ben  82  specie  nidificanti  e  31  migratrici  o  svernanti. Tra  le specie nidificanti  d’interesse  conservazionistico e/o  bio-geografico  il  Picchio  nero  Dryocopus  martius,  è  probabilmente  la  specie  più interessante  del  comprensorio  silano.  Questo  Picide,  infatti,  presenta  una distribuzione disgiunta in Italia, con due popolazioni: una alpina e una appenninica meridionale.  Le formazioni boschive mature, presenti nel cuore della Sila, costituiscono l’habitat  ideale  per  la  riproduzione  della  specie.  Analogamente, il  crociere  Loxia curvirostra, il lucherino Carduelis spinus e lo stiaccino Saxicola rubetra sono specie che qui fanno segnare il limite meridionale del proprio areale.

Anche per i Mammiferi la Sila rappresenta un territorio fondamentale. Delle 68 specie note per la Regione, di ben 41 (61%) ne è stata accertata la presenza, mentre per 24 (35%) tali dati mancano, ma si tratta comunque di specie la cui ecologia ne rende compatibile la presenza negli ecosistemi presenti.

Tra  le  molte  specie  di Mammiferi  presenti,  tra  i  più  rappresentativi  e  caratterizzanti  è certamente  lo Scoiattolo meridionale, Sciurus vulgaris subsp. meridionalis. Questa sottospecie, endemica della Calabria, è l’unica geneticamente differenziata da tutte le altre dell’intero areale della specie, che, invece, appaiono geneticamente omogenee, tanto da dover essere  ritenuta  un’unità  evolutiva  indipendente, frutto di un lunghissimo isolamento, che si protrae fino ad oggi, di queste popolazioni grazie alla grandissima estensione dei boschi di conifere ai quali la specie è strettamente legata.

Un medesimo fenomeno si riscontra nella Talpa romana, Talpa  romana,  un endemismo  dell’Italia  centro-meridionale. Contrariamente a quanto si  riscontra in tutte  le popolazioni  mondiali di  talpa  e  di altri  mammiferi  fossori  (comprese  le popolazioni di Talpa romana a nord della Sila), che presentano variabilità genetica prossima allo zero, nella Calabria centrale e meridionale i valori di variabilità sono tanto  elevati  da  risultare  i  più  alti mai riscontrati in  un  Mammifero  nel mondo.

Numerose sono le specie d’interesse conservazionistico, non solo per il grado di tutela  e  vulnerabilità  ad  esse  riconosciute, ma anche per motivi di tipo biogeografico.  Da  menzionare sono  certamente  il  Toporagno  d’acqua,  Neomys fodiens e la Talpa cieca, Talpa caeca, due specie che in Italia meridionale hanno areale frammentato e di cui sono note rarissime segnalazioni, che trovano in Sila il loro limite meridionale di distribuzione.

Non  meno interessante  è  la  presenza  del  Driomio,  Dryomys nitedula,  specie  ad areale disgiunto che Italia è presente solo sulle Alpi orientali e nelle aree montane della  Calabria,  della  Lepre  italica,  Lepus  corsicanus,  un  endemismo  dell’Italia meridionale  che,  nella  penisola,  presenta  areale  frammentato  e  in  rarefazione, dell’Arvicola acquatica, Arvicola amphibius, specie stenoecia in forte regressione in tutto l’areale nazionale a causa dell’alterazione dei corsi d’acqua in cui vive.

Un discorso a sé meritano poi, per motivi opposti, il Lupo (Canis lupus) e la Lontra (Lutra lutra).  Negli anni 1970, periodo in cui il Lupo subì una drastica riduzione di popolazione e di areale rischiando la scomparsa dall’Italia, la Calabria, e più in particolare il Pollino e la Sila, ha rappresentato una delle sue ultime aree di rifugio, con una popolazione consistente e vitale.  La popolazione  di  Lupo dell’altopiano  silano  in quel periodo (1975) venne stimata  da Zimen e Boitani in circa 25 esemplari. Il dato successivo quello di Mirabelli (1985) la stimava  in  non  più  di  7-10 animali. Un decennio dopo, la popolazione regionale ha avuto una netta ripresa demografica e di areale e nei due decenni successivi la popolazione si è consolidata con una presenza stabile anche nelle aree limitrofe, come  testimoniano  le  sempre  più  frequenti  segnalazioni  e uccisioni  di  esemplari  in  queste  aree  ed  anche  alle  quote  non  elevate  e  molto antropizzate in  tutto il  territorio calabrese.  I dati sulla consistenza dell’attuale popolazione sono scarsi, spesso frammentari e limitati a ristretti settori della Sila, ma si può affermare con ragionevole certezza che la presenza del Lupo è da ritenersi stabile e  continua su  tutto il  territorio.

Un  discorso opposto va  fatto, invece, per  la  Lontra, scomparsa dalla Sila fin, almeno, dagli  anni 1980  (Arcà, 1986),  la  Lontra  è  stata  di  recente  segnalata  ed  è prevedibile una  rapida ricolonizzazione dei  fiumi  silani  che, per  caratteristiche e abbondanza  di  prede,  sembrano  rappresentare  un  ambiente  ottimale  per  favorire l’espansione della specie che si sta verificando in Italia meridionale.

Da segnalare, infine la presenza di numerose specie di chirotteri che, sebbene potenzialmente presenti con 24 specie, sono effettivamente presenti e segnalati con otto specie. Tutte le specie di Chirotteri presenti sono tutelate da diverse Direttive europee e, tra queste,  le  popolazioni  italiane  di  Rhinolophus  hipposideros,  Barbastella barbastellus,  Myotis  bechsteinii,  Myotis  capaccinii,  Myotis  emarginatus  sono considerate vulnerabili.

Normativa

Legge n. 3124 del 25 maggio 1876 (consegna della Foresta Demaniale dall’Intendenza di Finanza all’Amministrazione Forestale).

Legge n. 277 del 2 giugno 1910 (trasferimento della Foresta Demaniale dal Real Demanio delle terre silane all’Azienda speciale del Demanio Forestale dello Stato).

L. n. 394/1991(legge quadro sulle aree protette).

D.P.R. 14 novembre 2002 istitutivo del Parco Nazionale della Sila;

D.G.R. Calabria nr. 243 del 30 maggio 2014:

D.M. AMBIENTE 12 aprile 2016 di designazione di ZSC

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