Come arrivare
Provenendo dall’autostrada A14 Bologna-Bari, ci si immette all’altezza di Pescara sull’autostrada A25 Pescara-Roma, uscita Scafa/Alanno, per poi raggiungere Caramanico Terme, dov’è il Centro Visite e l’ingresso alla Riserva.
Norme di fruizione della Riserva
La Riserva, posta interamente in Zona A di “Riserva Integrale” del P.N. della Majella, è di libera fruizione sulla rete sentieristica ufficiale del Parco ed è possibile camminare solo sui sentieri dotati di apposita segnaletica orizzontale e verticale. E’ vietato l’accesso fuori sentiero e l’accesso con cani, cavalli e qualsiasi mezzo meccanico.
Inoltre, per accedere all’interno dei sentieri della Valle dell’Orfento, è necessario registrarsi gratuitamente presso il Centro Visite di Caramanico.
Centri Visita/Musei
Centro Visite “Paolo Barrasso”, Via del Vivaio, Caramanico Terme (PE)
Accesso: a pagamento. Orari: dal 15 giugno al 15 settembre tutti i giorni dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00; dal 20 luglio al 20 agosto, tutti i giorni dalle ore 9:00 alle ore 19.00 con orario continuato.
Presso il Centro Visite è possibile prenotare visite guidata all’area faunistica della lontra dove, entrando in contatto diretto con l’animale, si comprenderanno i legami indissolubili tra la lontra ed i vulnerabili ambienti fluviali-
Breve descrizione della Riserva
La Riserva insiste su una valle montana formata dal fiume omonimo, che in alcuni milioni di anni ha inciso profondamente la roccia, dando origine ad una delle valli più spettacolari ed importanti dell’Appennino dal punto di vista naturalistico. Il paesaggio è caratterizzato da poderose serie di strati calcarei risalenti all’era secondaria e terziaria costituiti in prevalenza da frammenti di gusci e conchiglie di molluschi lamellibranchi e gasteropodi. Gli strati rocciosi più resistenti hanno dato origine a imponenti bastionate rocciose e i banchi più compatti formano talvolta lungo le pareti delle grandi tettoie, lunghe anche diverse decine di metri ed ampiamente sporgenti. Dalle creste sommitali, fra cui ritroviamo la cima più alta della Riserva (Monte Focalone, m 2676 s.l.m.), la valle scende ripida e scoscesa con rocce e spesse coltri di detriti, a volte ricoperti di neve fino ad estate inoltrata. Nelle forme si riconosce l’azione dei ghiacciai del Quaternario che subito sotto allo spartiacque hanno scavato le tipiche conche denominate circhi glaciali. Gli sgrottamenti e ripari sotto roccia, tipici della Valle, fin dalla Preistori, furono rifugio delle popolazioni umane. Le tracce sicuramente più importanti e ancora evidenti, sono quelle risalenti al periodo medievale, quando eremiti in cerca di solitudine e silenzio raggiunsero la valle edificando proprio nelle sue grotte eremi e piccoli romitori. Tra gli eremi più importanti va citato l’Eremo di San Giovanni, frequentato dall’eremita Pietro da Morrone, divenuto poi famoso come Papa Celestino V nel XIII secolo. In tempi più recenti, durante la seconda guerra mondiale, la valle dell’Orfento, così come tutta la Majella, è stata teatro di vicende storicamente importanti: a Caramanico, tra il 1943 ed il 1944, centinaia di fuggitivi di svariate nazionalità sono stati accolti dalla popolazione, che si è distinta per ospitalità ed umanità. Questi straordinari fatti sono documentati nel libro “Povera gente, poveri noi”, racconto del caporalmaggiore neozelandese John Evelyn Broad che, insieme ad altri compagni, nel settembre del ’43, si è rifugiato in questo “spaventoso canyon” durante l’occupazione nazista.
Habitat
A causa del grande sviluppo altitudinale e della continentalità climatica, sono presenti nella Riserva ben cinque fasce vegetazionali: (1) centro-europea, da 450 a 1000-1200 metri di quota, caratterizzata dal bosco misto a roverella (Quercus pubescens) e carpino nero (Ostrya carpinifolia); (2) subatlantica, da 1000-1200 a 1700-1800 metri, con le faggete termofila e microterma; (3) boreale, fino a 2100-2200 metri, con la più grande estensione di mugheta di tutti gli Appennini; (4) mediterraneo-altomontana, fino a 2400 metri, con le praterie primarie xerofitiche a Sesleria tenuifolia e Festuca robustifolia e quelle mesofile a Festuca macrathera; (5) alpica, fino alle massime elevazioni, con la tundra alpina a Kobresia myosuroides, Silene acaulis e Saxifraga speciosa. Da un punto di vista fisionomico, il bosco misto a Quercus pubescens e Ostrya carpinifolia occupa soltanto una piccola parte dell’intera superficie della Riserva (ed è presente solo nella fascia basale), la faggeta la sua gran parte, la mugheta la fascia oltre i 1800-1900 m di quota ed infine la restante superficie è coperto da praterie primarie e secondarie, tundra alpina, brecciai e rupi (presenti alle alte quote oltre il limite degli alberi come vegetazione primaria e al di sotto come risultato dell’antica distruzione della faggeta e della mugheta).
Oltre i 1000-1200 metri di quota, sono presenti grandi estensioni di faggeta termofila. Si tratta per lo più di formazioni cedue molto povere, con solo qualche tratto più integro di ceduo invecchiato. Vi sono anche presenti sporadicamente piccoli alberi di tasso (Taxus baccata) e di agrifoglio (Ilex aquifolium). Il rado sottobosco è caratterizzato da Luzula sylvatica, Hepatica nobilis e Daphne laureola. Nei biotopi più freschi e con suolo più profondo, sono presenti anche specie più esigenti come Sambucus nigra, Asperula taurina, Senecio fuchsii e, nei recessi ombrosi, la caratteristica felce Phyllitis scolopendrium. Oltre i 1400 metri di quota, la faggeta assume aspetti microtermi e ad alto fusto, con un diverso e più ricco sottobosco caratterizzato da specie tipiche come Polystichum aculeatum, Cardamine enneaphyllos, Adenostyles alliariae, Prenanthes purpurea e Actaea spicata.
Ma la formazione vegetazionale più caratteristica e preziosa della Riserva è la boscaglia a pino mugo, che copre un’ampia superficie nell’area di quota. Si tratta di un ecosistema relitto del periodo freddo post-glaciale, rimasto sugli Appennini Centrali solo sulla Majella e alla Camosciara. I mughi sono presenti, all’interno della faggeta e nelle aree più rocciose, già da 1600 metri di quota, per formare un vero e proprio bosco prostrato da 1700-1800 a 2200 metri di quota. Solo poche specie erbacee riescono a vivere sotto la fittissima copertura dei mughi, tra le quali le delicate Orthilia secunda e Valeriana montana e l’iperico (Hypericum richeri).
Solo nella zona sommitale della cresta, su suoli primitivi e ricchi di scheletro calcareo, sono presenti piccoli lembi di praterie primarie xerofitiche discontinue a Sesleria tenuifolia, cioè la vegetazione naturale tipica della fascia di altitudine di tutti gli Appennini calcarei. Presenti anche, in tutta la zona di alta quota sulle superfici più pianeggianti e meno povere di suolo, piccole estensioni di praterie primarie xerofitiche discontinue a Festuca robustifolia o mesofile continue a Festuca macrathera. In questa fascia vegetazionale sono diffuse specie rare e localizzatissime, come l’Oxytropis pyrenaica, la Vitaliana primuliflora subsp. praetutiana, l’Aubrieta columnae e la Dryas octopetala.
Piccolissimi lembi di tundra alpina a Kobresia myosuroides sono presenti solo sulle creste, in biotopi fortemente ventosi e con intensi fenomeni crionivali. Anche qui sono diffuse specie rare e localizzatissime, come la stella alpina appenninica (Leontopodium nivale), l’Artemisia petrosa ssp. eriantha, il Papaver julicum e la Valeriana saliunca.
Molto estesa la superficie caratterizzata da rupi, brecciai e praterie secondarie, queste ultime spesso presenti con elevatissima biodiversità ed alta copertura vegetale. Le rupi più fresche e poste a quote modeste sono ricoperte da fitti popolamenti dell’endemica Campanula fragilis subsp. cavolinii, dalle rosette della crassulacea Saxifraga lingulata e dai fitti cespi di Potentilla caulescens e Minuartia graminifolia. Presenti anche, sporadicamente, le endemiche e rare specie rupicole Campanula tanfanii e Ptilotrichum cyclocarpum. Quelle di alta quota, invece, sono caratterizzate dalla sparsa colonizzazione da parte dell’endemica Potentilla apennina e da altri importanti endemismi, tra i quali spicca la Primula auricula. Vaste estensioni di brecciai caratterizzano le aree di quota: il loro diverso livello di consolidamento consente la presenza di associazioni vegetali molto differenziate. Da quelli molto consolidati, dominati dagli alti cespi della Festuca dimorpha, a quelli mobili con le caratteristiche Heracleum pyrenaicum subsp. orsinii e Isatis allionii. Piccoli frammenti di ghiaioni sono colonizzati da una vegetazione “speciale” dominata dal raro Ligusticum lucidum subsp. cuneifolium, accompagnato da altre specie rarissime in Abruzzo e presenti sulla Majella solo nella FDR, come Laserpitium gallicum e Inula bifrons.
Tra gli habitat protetti dalla Direttiva UE Habitat, sono presenti nel territorio della Riserva:
4060 – Lande alpine e boreali.
*4070 – Boscaglie di Pinus mugo e Rhododendron hirsutum (Mugo-Rhododendretum hirsuti) (habitat prioritario).
5130 – Formazioni a Juniperus communis su lande o prati calcicoli.
*6110 – Formazioni erbose calcicole rupicole o basofile dell’Alysso-Sedion albi (habitat prioritario).
6170 – Formazioni erbose calcicole alpine e subalpine.
6210 – Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-Brometalia) (* importante presenza di orchidee, in questo caso prioritario)
8120 – Ghiaioni calcarei e scistocalcarei montani e alpini (Thlaspietea rotundifolii).
8130 – Ghiaioni del Mediterraneo occidentale e termofili.
8210 – Pareti rocciose calcaree con vegetazione casmofitica.
*8240 – Pavimenti calcarei (habitat prioritario).
8310 – Grotte non ancora sfruttate a livello turistico.
91AA – Boschi orientali di quercia bianca [= Quercus pubescens].
*9210 – Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex (habitat prioritario).
Flora
La flora comprende numerosissime specie endemiche, rare o protette. Pur non esistendone ancora uno studio completo, è stata finora accertata la presenza di circa 1000 specie vegetali vascolari. Da evidenziare, la presenza delle rarissime e endemiche Aquilegia magellensis, Pinguicula fiorii, Soldanella minima subsp. sannitica, Artemisia petrosa subsp. eriantha e della stella alpina appenninica (Leontopodium nivale). Androsace mathildae e Adonis distorta sono anche protette dalla Direttiva Habitat dell’Unione Europea.
Fauna
La fauna comprende mammiferi protetti dalla Direttiva Habitat e in pericolo di estinzione come l’orso e il lupo, grandi ungulati come il cervo, il capriolo e il camoscio, uccelli rari e protetti come l’aquila reale, il falco pecchiaiolo, il piviere tortolino, il picchio dorsobianco, il merlo dal collare, il crociere, il fringuello alpino, il gracchio corallino e quello alpino, nonché la rarissima vipera dell’Ursini, anch’essa strettamente protetta dalla Direttiva Habitat. Presenti anche varie specie endemiche di alcuni ortotteri atteri di alta quota (Podismini) e il raro e minacciato lepidottero Parnassius apollo (protetto a livello europeo). Sul corso del Fiume Orfento, è presenta anche il raro merlo acquaiuolo (Cinclus cinclus).