Carabinieri

Raggruppamento Carabinieri Biodiversità

Raggruppamento Carabinieri Biodiversità

Riserva Naturale Biogenetica Vallombrosa

Riserva Naturale Biogenetica Vallombrosa

Regione

Toscana

Luogo

Reggello (Firenze)

Info

Codice EUAP:  0145

Anno di istituzione: 1977

Superficie (in ha): 1273

Cartografia

Per visualizzare su base cartografica la superficie della Riserva, digitarne il nome in “Strumenti à Ricerca su attributi” dal Portale Cartografico Nazionale del Ministero della transizione ecologica, selezionando poi “Elenco Ufficiale Aree Protette (EUAP)”
Vai al Portale Cartografico
(attenzione: i confini ivi riportati sono in corso di revisione ed aggiornamento)

Proprietà dei terreni

Demanio Statale

Aree Protette Sovrapposte

ZSC Vallombrosa e Bosco di S.Antonio  IT 5140012

Come arrivare

Da Firenze:

– percorrendo la via Aretina (S.R. 67) per Pontassieve e la S.P. 85 per Pelago -Tosi

– autolinee SITA con partenza dalla Stazione F.S. di Firenze Centrale o di Pontassieve

Dall’Autostrada del Sole:

– uscita Incisa Valdarno, direzione Reggello

– uscita Firenze sud percorrendo la via Aretina (S.R. 67) per Pontassieve e la S.P. 85  Pelago – Tosi

Dal Casentino:

dal Passo della Consuma (S.R. 67), circa 9 km.

Norme di fruizione

La rete escursionistica della Riserva Naturale Biogenetica di Vallombrosa è estremamente vasta ed è collegata con quella della Foresta di Sant’Antonio e più in generale con quella di tutto il Pratomagno. Tra i numerosi sentieri, molti dei quali facenti parte della rete curata dal Club Alpino Italiano, sono di particolare importanza il celebre Circuito delle Cappelle intorno all’Abbazia di Vallombrosa e il “Percorso Metato” che porta agli alberi più alti d’Italia: si tratta di alcuni esemplari di Abete americano (Pseudotsuga menziesii) impiantati agli inizi del XX secolo e che hanno già superato i 60 metri di altezza. Vallombrosa è inserita inoltre in uno dei Cammini di Francesco e nel Cammino di Dante. I sentieri sono tutti di libera percorrenza: si raccomandano solo prudenza e rispetto!

 

Attività in corso

Le attività in corso promosse dal Reparto Carabinieri Biodiversità di Vallombrosa sono numerose e riguardano diversi campi. La gestione del bosco su basi sistemiche rappresenta senza dubbio uno degli impegni principali, legato anche alla secolare tradizione di studio e ricerca che caratterizza questa realtà, punto di riferimento a livello nazionale per le Scienze forestali. A testimonianza di questa tradizione storica e scientifica, si cita la presenza degli Arboreti Sperimentali, probabilmente la più vasta collezione in ambito montano di tutta Europa, con oltre 3.000 esemplari di specie arboree e arbustive ascrivibili a circa 1.000 entità botaniche: la loro visita rappresenta un’esperienza unica, garantita attraverso le numerose visite guidate che il Reparto assicura. Anche l’educazione ambientale copre un ruolo centrale nei servizi al cittadino, dalle scuole alle famiglie, dai visitatori di passaggio agli utenti affezionati. Nelle scuole vengono effettuati ogni anno diversi laboratori sulla scoperta della natura e sul suo rispetto, incontrando bambini e ragazzi sia all’interno delle scuole, sia accogliendoli nella Riserva per escursioni, percorsi didattici e attività divulgative. Grazie a specifiche convenzioni con le Università degli Studi di Firenze e Siena, vengono costantemente effettuati tirocini curricolari e tesi di laurea in ogni materia inerente la conservazione e valorizzazione degli habitat naturali ed il monitoraggio della biodiversità.

Tra i progetti di ricerca attualmente in corso si citano:

  • LIFE Mycorestore LIFE18 CCA/ES/001110, mycorestore.eu;
  • PRIN 2017AAA8Z7 THE ITALIAN TREETALKER NETWORK (ITTNET) dal titolo “Continuous large scale monitoring of tree functional traits and vulnerabilities to climate change”;
  • DONATO (Douglasiete Naturali Toscana). Cofinanziato da Regione Toscana, FEASR del PSR 2014-2020.

Breve descrizione della Riserva

La Foresta di Vallombrosa è un raro esempio di integrità e spettacolarità, con alberi alti e vetusti in un comprensorio di rara bellezza e con la grandiosa e millenaria Abbazia dei Monaci Benedettini Vallombrosani, fondata agli inizi del Mille da San Giovanni Gualberto, Patrono dei Forestali d’Italia, più volte ampliata fino a raggiungere l’odierno splendore. La Riserva è situata nella Valle dell’Arno, tra la città di Firenze e l’aretina valle del Casentino, totalmente compresa nel Comune di Reggello (FI), sulla catena montuosa che dall’Appennino tosco-emiliano, fra i Monti Campaccio e Falterona, si protende verso sud-est fino alla Consuma. Il complesso demaniale ha forma di pentagono irregolare, è pressoché interamente boscato e si estende per oltre 1273 ettari sul versante occidentale del massiccio del Pratomagno tra la cima del M. Secchieta (1440 m s.l.m.) fino all’abitato di Tosi (470 m s.l.m.) in direzione nord-ovest. La geologia della Riserva è dominata dalla formazione dell’Oligocene (terza e ultima epoca geologica del Paleogene, nel Cenozoico inferiore, che si estende da 33,9 a 23,03 milioni di anni fa) costituita da un alternarsi di grossi banchi di arenaria di diversa struttura e tessitura che a volte assumono l’aspetto di strati scistosi limoso-arenacei alquanto alterabili. Nei secoli la fisionomia del territorio della Riserva è stata modificata profondamente dall’intervento dell’uomo; la trasformazione è stata ancora più importante nel caso dei rimboschimenti di conifere, che comprendono i nuclei storici di abetina situati intorno all’Abbazia. Agli inizi del secolo XI, i monti del Pratomagno erano popolati da boschi misti di latifoglie. La presenza dell’abete bianco è documentata solo dalla seconda metà del XIV secolo in alcune piccole zone adiacenti l’Abbazia; una sua diffusione più capillare si ebbe, per fini commerciali, ad opera dei Monaci Benedettini Vallombrosani, a partire dalla fine del XVI secolo. Il periodo di massima espansione avvenne tra il XVII e XIX secolo. Solo ad inizio ‘800 furono redatte le prime regole sulla coltivazione dell’abete bianco a Vallombrosa grazie agli studi del monaco Luigi Fornaini. Dopo la soppressione degli ordini religiosi del 1866 ad opera del Regno d’Italia, Abbazia e foresta, passati al Demanio, furono prescelti come sede del Regio Istituto forestale, prima scuola in materia inaugurata in Italia nel 1869. La contemporanea creazione degli Arboreti Sperimentali rese Vallombrosa imprescindibile punto di riferimento per la ricerca e la studio della materia forestale. All’interno della Riserva si trova la millenaria Abbazia dei monaci vallombrosani, ricca di opere architettoniche ed artistiche di notevole pregio; nelle immediate vicinanze vi sono una serie di edifici minori come le cappelle votive e l’antico romitorio del Paradisino.

Habitat

Sono presenti numerosi habitat inclusi nell’Allegato I della Direttiva UE Habitat, tra i quali anche alcuni prioritari*:

4030 – Lande secche europee

5130 – Formazioni a Juniperus communis su lande o prati calcicoli

6230* – Formazioni erbose a Nardus, ricche di specie, su substrato siliceo delle zone montane – habitat prioritario

6430 – Bordure planiziali, montane e alpine di megaforbie idrofile

8310 – Grotte non ancora sfruttate a livello turistico

9110 – Faggeti del Luzulo-Fagetum

9180* – Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion

9210* – Faggeti degli Appennini con Taxus e Ilex

9220* – Faggeti degli Appennini con Abies alba e faggete con Abies nebrodensis – habitat prioritario

9260 – Boschi di Castanea sativa

Flora

La vegetazione della Foresta di Vallombrosa può essere inquadrata in sei tipologie forestali principali, che si susseguono lungo tutta la superficie della Riserva: 1. faggete; 2. castagneti; 3. boschi misti di latifoglie; 4. boschi misti di latifoglie e conifere; 5. impianti puri artificiali di conifere; 6. impianti sperimentali di specie esotiche. Nel piano collinare, fra il limite altitudinale inferiore della Riserva (470 m s.l.m.) e la quota di 800 m, predominano i castagneti e i boschi misti di latifoglie. In questa fascia le specie arboree e arbustive prevalenti sono il castagno (Castanea sativa) e il cerro (Quercus cerris), associate all’ acero campestre (Acer campestre), acero opalo (Acer opalus), orniello (Fraxinus ornus), carpino nero (Ostrya carpinifolia), carpino bianco (Carpinus betulus), nocciolo (Corylus avellana), e olmo (Ulmus glabra). Abbastanza frequente anche l’agrifoglio (Ilex aquifolium) e il ginepro comune (Juniperus communis). In questa fascia si incontrano anche la maggior parte dei popolamenti artificiali di pino nero (Pinus nigra), gli impianti sperimentali di abete americano (Pseudotsuga menziesii) e, seppur meno frequentemente, anche impianti di altre conifere esotiche come la Chamaecyparis lawsoniana e il cedro atlantico (Cedrus atlantica). Tra i 600 e i 1000 metri compaiono le abetine di abete bianco (Abies alba), potremmo dire l’icona di questa Riserva, sia allo stato puro sia mescolato prevalentemente con il  castagno alle quote inferiori con il  faggio a quelle superiori. Nella parte superiore della Riserva fino al suo limite di 1.440 m s.l.m. oltre all’abetina di impianto artificiale, il tipo di bosco più diffuso è la faggeta pura, nella quale il faggio manifesta la sua capacità di dominanza. A Vallombrosa la presenza delle faggete è favorita dalle condizioni ecologiche, dall’elevata piovosità e dal livellamento delle temperature. Le piogge estive qui non scendono quasi mai sotto i 200 mm e il faggio si mescola con altre specie (acero montano, salicone, sorbo degli uccellatori, frassino maggiore, tiglio platifillo ecc.) solo laddove le sue capacità riproduttive e competitive sono limitate a causa di interventi antropici o di fattori stazionali. Sono presenti diverse specie protette ed interessanti, tra le quali: Anemone apennina, Aquilegia vulgaris, Atropa belladonna, Convallaria majalis, Galanthus nivalis, Helleborus bocconei, Lilium bulbiferum, Lilium martagon, Senecio brachychaetus, Sinodendron cylindricum e Taxus baccata.

Fauna

Nascosti e protetti, ma sempre protagonisti di queste selve, sono gli animali della cui presenza si ha, se si è particolarmente fortunati, una testimonianza diretta tramite l’osservazione o un incontro casuale, ma di cui più spesso è possibile osservare, con occhio attento ed allenato, i tanti elementi che, come le orme, le tane, i residui alimentari e le marcature del territorio ci raccontano storie, momenti e percorsi di una vita frenetica che scorre ininterrottamente notte e giorno. Lunghissima è la lista delle specie animali che popolano la Riserva ed impossibile è darne conto in una forma sufficientemente esauriente. Segue un elenco di quelle più rappresentative o che maggiormente colpiscono l’immaginario collettivo. Fra gli ungulati ricordiamo l’oramai onnipresente Cinghiale (Sus scrofa), che spesso scorteccia alla base le piante di Pino per grattarsi energicamente, oppure il Capriolo (Capreolus capreolus) ed il Daino (Dama dama¸ specie alloctona) presenti a Vallombrosa in numero considerevole. Sporadica invece la presenza del Cervo (Cervus elaphus), che necessita di spazi più aperti per le sue necessità alimentari. Fra le chiome degli alberi trovano rifugio simpatici roditori come lo Scoiattolo (Sciurus vulgaris), il Ghiro (Glis glis) ed i meno noti Moscardino (Muscardinus avellanarius) e Topo quercino (Eliomys quercinus) la cui presenza è attestata dai mucchi di pigne rosicchiate che si trovano alla base dei Pini e degli Abeti. I carnivori sono rappresentati innanzitutto dal Lupo (Canis lupus), specie protetta dalla Direttiva UE Habitat, importante non tanto per la diffusione ma anzi proprio per la sua rarità e che anche a Vallombrosa, come su tutto il Pratomagno, ha trovato rifugio nella sua lenta riconquista dell’intera dorsale appenninica. La Volpe (Vulpes vulpes) vive qui sfruttando le sue note caratteristiche di opportunismo, dividendo spesso la tana con il Tasso (Meles meles), una convivenza di condominio non sempre facile come spesso accade anche tra gli umani. Mentre la notte risuonano i suggestivi richiami dei Rapaci Notturni fra cui la Civetta (Athene noctua) ed il Gufo comune (Asio otus) intenti ad ascoltare ogni minimo fruscio che possa tradire la presenza di piccole prede, di giorno, nelle ore più calde, è facile osservare il volo della Poiana (Buteo buteo) che sfrutta le correnti ascensionali per portarsi in alto e scrutare le zone più aperte oppure la caratteristica postura del Gheppio (Falco tinnunculus) che battendo forte le ali è capace di un volo statico detto “Spirito Santo”. Camminando in Foresta vi accompagnerà immancabilmente il verso sgraziato e molto rumoroso della Ghiandaia (Garrulus glandarius), uccello caratteristico per il colore azzurro lucente di una parte del suo piumaggio: la vedrete con il suo volo pesante andare in cerca dei suoi piatti preferiti: ghiande, faggiole, castagne, nocciole, ma anche di uova, piccoli animali e insetti. E poi i Picchi (Picus viridis e Dendrocopos major) che vivono cibandosi delle larve degli insetti che colonizzano i grandi alberi morti e che è facile udire nel loro incessante tambureggiare, ed ancora varie specie di Tordi, di Passeriformi, di Fringillidi e tanti altri uccelli che animano i boschi di Vallombrosa con i loro trilli ed i loro voli acrobatici. Gli anfibi, rane, rospi, salamandre, tritoni, popolano le zone più umide mentre l’aria ronza per le miriadi di insetti che annunciano la primavera. Progetti ed attività scientifiche specifiche realizzate in collaborazione con l’Università degli Studi di Firenze riguardano alcune specie particolarmente protette, indicatori di un elevato livello di biodiversità: il tritone crestato italiano, il gatto selvatico e, nuova segnalazione nel comprensorio, il Picchio nero.

Sono presenti le seguenti specie incluse nell’Allegato II della Direttiva UE Habitat:

5357 – Bombina pachipus

1352 – Canis lupus

A334 – Certhia familiaris

A240 – Dendrocopos minor

1083 – Lucanus cervus

1156 – Padogobius nigricans

A072 – Pernis apivorus

1304 – Rhinolophus ferrumequinum

1303 – Rhinolophus hipposideros

1167 – Triturus carnifex

Nella Riserva sono anche presenti le seguenti specie, interessanti e protette: Aglia tau, Balea perversa, Chalcolestes viridis subsp. parvidens, Duvalius vallombrosus, Elmis obscura, Hystrix cristata, Iolana iolas, Lacerta bilineata, Leptusa brucki, Muscardinus avellanarius, Myotis mystacinus, Neomys anomalus, Neomys fodiens, Nyctalus noctula, Otiorhynchus (Metapiorhynchus) diecki, Plecotus austriacus, Podarcis muralis, Prionus coriarius, Rana dalmatina, Retinella olivetorum, Salamandra salamandra, Semilimacella bonelli, Talpa caeca, Thecla betulae, Trachyphloeus apuanus, Vulda angusticollis, Vulda italica e Xylodromus depressus.

Normativa

D.M. 13/07/1977 (istituzione della Riserva); Dir. 92/43/CEE “Habitat”, aggiornata con Dir. 2006/105/CE; D.P.R. n. 357/1997, mod. da D.P.R. n. 120/2003 (Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e semi-naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche); L. n. 394/1991 (Legge quadro sulle aree protette); L.R. Toscana n. 56/2000 (Norme per la conservazione e la tutela degli habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna selvatiche); L.R. Toscana n. 30/2015 (Norme per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturalistico-ambientale regionale); D.M. 22/12/2016 (designazione della ZSC e approvazione delle relative Misure di conservazione).

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Pagina di riferimento: Riserva Naturale Biogenetica Vallombrosa